“Era ancora scuro e solo la punta della pagoda catturava i primi raggi del sole nascente. Al di là di essa, la giungla di Thonburi era piena della grida acute degli uccelli….Con i primi raggi dell’alba sopra al fiume Menam, migliaia di frammenti di porcellana si trasformavano in minuscoli specchi che catturavano la luce. Una grande struttura di madreperla estremamente scintillante.”
Così scriveva il famoso autore Giapponese Yukio Mishima nel 3° romanzo della sua famosa quadrilogia, completata subito prima del suo suicidio rituale. Romanzo intitolato proprio “Il Tempio dell’Alba” in cui il giovane protagonista visita il Wat Arun a Bangkok nelle prime ore del mattino.
La visita a questo tempio è la conclusione ideale dell’escursione in barca lungo gli antichi canali di Thonburi. Si arriva dalla parte di Bangkok più autentica e ci si trova davanti all’imponente “Prang”, la torre in stile khmer alta 82 metri e simbolo del tempio più affascinante di Bangkok.
Da lontano non si nota quella che è la caratteristica principale di questa costruzione. Essa è infatti interamente ricoperta di frammenti di porcellana cinese dagli innumerevoli colori.
Era questa una tecnica molto usata nei templi del primo periodo Ratanakosin, quando le tante navi cinesi che facevano scalo a Bangkok, utilizzavano tonnellate di vecchia porcellana come zavorra.
Si narra che, quando la decorazione della torre era quasi finita, i frammenti iniziarono a scarseggiare e tanti fedeli ruppero allora le proprie porcellane di casa per permettere il completamento dell’opera guadagnandosi così dei meriti religiosi che avrebbero influito positivamente sulla loro vita successiva.
La torre principale rappresenta il Monte Meru, sede delle divinità secondo la mitologia induista e centro dell’universo, mentre le 4 torri più piccole che la circondano sono dedicate al Dio dei venti Phra Phai e rappresentano i quattro continenti. Il tempio, inizialmente più piccolo, esisteva già nel periodo in cui Ayutthaya era la capitale del Regno del Siam e si chiamava “Il Tempio degli olivi”. Nel corso degli anni cambiò più volte destinazione d’uso e nome. Durante il periodo in cui Thonburi divenne capitale, ospitò anche il prezioso “Buddha di smeraldo” prima che re Rama I lo trasferisse nel Wat Phra Kaew. Anche la capitale si trasferì sull’altra sponda del fiume nell’odierna Bangkok. Re Rama II ordinò poi il suo ampliamento con la costruzione della grande torre centrale e gli cambiò il nome in Wat Arun in onore della divinità induista dell’alba. La torre venne completata solo durante il regno di Rama III.
Su ognuno dei 4 lati della torre si trova una ripida scalinata che porta a due terrazzamenti sostenuti da una fila di Yaksas e Kannaree, i demoni guardiani.
Sulle piattaforme sono poste statue che raffigurano alcuni momenti della vita del Buddha e della mitologia indiana.
In cima alla torre c’è una versione thailandese a nove punte del tridente usato dal Dio Shiva come arma. Dall’alto si gode uno splendido panorama sul fiume e sulla città storica.
A nord della torre si trova il Tempio dell’Ordinazione o Phra Ubosot che custodisce una statua del Buddha che si dice essere stata disegnata da Rama II stesso. Sotto i suoi piedi sono custodite le ceneri del sovrano. Davanti a questo tempio ci sono due grandi statue dei guardiani Yak Wat Cheng, nemici mortali dei due Yak Wat Po situati nell’altra sponda del fiume nel tempio Wat Po o del Buddha sdraiato.
Ogni anno al Wat Arun si celebra il “Royal Tod Kathin”. Alla fine dei tre mesi che corrispondono alla stagione delle piogge, mesi in cui i monaci si ritirano a pregare e meditare dentro al Wat Arun, il Re o qualcuno in sua rappresentanza, si reca al tempio per donare ai monaci delle nuove vesti (kathin). Alla base di questa cerimonia c’è una leggenda legata alla vita del Buddha. Un gruppo di monaci lo stavano raggiungendo per passare insieme in ritiro il periodo del “Vassa”, ossia i tre mesi della stagione delle piogge in cui i monaci, seguendo gli insegnamenti del Buddha, non potevano camminare e viaggiare per evitare che, senza volerlo, potessero calpestare insetti o coltivazioni, camminando nelle tante pozzanghere. Le piogge li sorpresero prima di arrivare dal Buddha e loro, diligentemente, si fermarono dove si trovavano per i tre mesi successivi. Il Buddha, per ringraziarli di aver rispettato il divieto, regalò loro un tessuto che aveva a sua volta ricevuto in dono e li pregò di confezionare una veste da monaco per uno di loro. Il “Royal Tod Kathin” ricorda proprio questo episodio e i Thailandesi si recano ai templi per ringraziare i monaci del loro ritiro di preghiere regalandogli nuove vesti. Il dono delle vesti da parte della corona avveniva tradizionalmente attraverso la “Royal Barge Procession”, la processione lungo il fiume delle Barche reali, splendide imbarcazioni in legno finemente intagliate secondo la tradizione Thai. Nei tempi moderni, questa processione avviene raramente e sempre in concomitanza con occasioni speciali come l’ottantesimo compleanno del re o il cinquantesimo anniversario di reggenza . Durante il lungo regno dell’attuale sovrano, è stata fatta solo 16 volte in quasi 70 anni. L’ultima nel Novembre 2012.
2 thoughts on “Bangkok culturale: il Wat Arun o Tempio dell’Alba”
Il tempio e’ meraviglioso, forse l’opera che più mi ha affascinato, e le tue foto riescono ad esaltare pienamente la sua grandiosità.
Grazie..
Anch’io ritengo che sia il simbolo di Bangkok.