La prima volta che entrai nella piccola palazzina bianca di “Take Care Kids”, lo feci consapevole del fatto che avrei conosciuto un lato poco piacevole della Thailandia ma, per quanto io credessi di essere preparata, uscii da lì con lo stomaco gonfio e la mente incredula. Solo una domanda martellava dentro alla mia testa: “Come può un essere umano arrivare a tanto contro a dei bambini?”. E, in quanto madre, soprattutto non riuscivo proprio a capacitarmi di come, la causa di queste azioni malvagie potesse essere spesso la mamma di questi bambini. “Take Care Kids” è un’associazione onlus fondata da Giorgio, un nostro connazionale che ha fatto della volontà di aiutare i bambini in difficoltà, il proprio scopo nella vita. Insieme a lui tanti volontari meravigliosi, capitanati da Maria, che si sono presi a cuore questo progetto. A volte sono amici, a volte persone conosciute, talvolta persone mai incontrate prima.
Giorgio non pubblicizza il proprio operato e per questo io stessa ho conosciuto questa realtà dopo tanto tempo che ero in Thailandia grazie ad un’altra italiana che viveva qui a Pattaya. “Con i soldi che destinerei alla pubblicità io posso fare qualcosa di significativo per un bambino subito, per me niente è più importante di questo.” dice Giorgio. Ed è questo il motivo per cui sto scrivendo questo articolo. Perché la vita di quei bambini dipende solo dal passaparola e più diffondiamo, insieme, l’esistenza di questa associazione, e più saranno gli aiuti che arriveranno per loro.
E’ difficile spiegare bene tutto ciò che c’è dietro a questo progetto perché ha le sue fondamenta immerse in un ambiente così atroce che è difficile trovare parole appropriate per descriverlo.
Eppure, è giusto sapere che la Thailandia non è solo il paradiso tropicale presente nell’immaginario e nei ricordi di tante persone. La Thailandia, come tanti altri paesi del Sud est asiatico e, più in generale tutti i paesi con alto tasso di povertà, nasconde dietro ai suoi resort lussuosi, un substrato più o meno nascosto di squallore, povertà ed ignoranza dove spesso, direttamente o indirettamente, proprio i bambini sono le vittime.
La prima volta che visitai lo Shelter (il rifugio), come Giorgio ha voluto chiamare la casa in cui i bambini vengono accolti, i suoi piccoli abitanti erano tutti a scuola tranne Prem perché ancora in convalescenza. Maria fece visitare a me e ad una mia amica, tutta la piccola palazzina e, mano a mano che passavamo dalle camere da letto, lei ci raccontava le storie degli occupanti. Mai nella mia vita ho ascoltato narrare tanti brutti episodi tutti insieme. Vorrei condividerne alcuni con voi per farvi meglio comprendere.
Per esempio, la storia del ragazzo ora quattordicenne, il più grande dei bimbi ospitati nella struttura, abusato per anni da uomini adulti fin dalla tenera età. Venduto ogni sera dalla madre per l’equivalente di 25/50 euro, a seconda se veniva portato via per poche ore o per più tempo. Una madre che andava raccontando che stava facendo il bene del proprio bambino perché lui così veniva anche portato al ristorante a mangiare bene o magari gli compravano le scarpe nuove. E che è rimasta male quando il ragazzino ha deciso di rimanere allo Shelter anziché seguirla.
Oppure la storia di una bimba e della sua mamma. Quest’ultima era poco più che una ragazzina e incinta quando Giorgio la conobbe. Lui la convinse a trasferirsi allo Shelter insieme alla sua creatura, una volta nata, invece di cederla ai loschi individui che si aggirano negli ospedali a caccia di ragazzine ignoranti e disperate, disposte a vendere il loro bimbo. Per soli 250/500 euro a seconda del suo stato di salute o dello svezzamento già avvenuto o meno. Un bambino che, nella migliore delle ipotesi, verrà affidato illegalmente ad una famiglia disposta a pagare, nelle peggiori andrà ad incrementare i bimbi usati per traffici tremendi. 500 euro che per noi corrispondono ad un Iphone nuovo, ma che non sono tanti nemmeno in Thailandia dove, lo stipendio medio mensile di un buon operaio, è di circa 200 euro. Di sicuro non è una cifra che ti svolta la vita. La ragazza-madre ha deciso di tenere la sua piccola e di entrare allo Shelter pur continuando a vivere una vita fra droga e divertimento. Entrando ed uscendo dalla casa, a volte portando la bimba con sé, a volte lasciandola lì. Per poi rimanere di nuovo incinta di un diciassettenne e pensare di nuovo di vendere il suo piccolo. Giorgio l’ha convinta ancora una volta e adesso con loro c’è anche un bel bimbo di 4 mesi.
Non sempre le madri sono colpevoli, a volte sono solo ingenue. Come la mamma della bimba che ha scoperto solo dopo mesi che il compagno abusava della piccola, che non era sua figlia, quando rimaneva a casa solo con lei.
O come la madre di Prem, l’unica bimba che ho visto durante la mia prima visita e che portava ancora addosso le cicatrici della violenza subita. La madre, che viveva con lei a Bangkok, non riusciva più a guadagnare abbastanza per occuparsi di lei e del fratello e ha deciso di affidarla all’ex marito che viveva con la nuova compagna in un’altra città. Quest’ultima non era contenta di occuparsi di una bambina non sua e riversava su di lei tutta la sua rabbia. Un giorno i vicini hanno chiamato la polizia che ha trovato la piccola in uno stato allucinante. Era stata picchiata, aveva un taglio da coltello sulla gola e aveva subito numerose torture effettuate con un ferro da stiro bollente che le avevano lacerato la pelle fino alle ossa in più punti del corpo. In queste condizioni la polizia l’ha affidata a Take Care Kids, poiché è un’associazione riconosciuta anche dal Governo Thailandese.
Giorgio non pubblica mai le foto dei bimbi quando entrano allo Shelter. Pubblica tantissime foto sulla loro pagina Facebook, ma solo di bambini in salute e impegnati nella loro vita normale. Recentemente ha fatto però un’eccezione pubblicando le foto di Prem così com’era quando è arrivata da loro. Le potete vedere in questo link al loro sito. Non vi appariranno subito, potete scegliere se vederle dopo che avrete letto tutta la storia. Credo che Giorgio abbia fatto bene a pubblicarle perché la nostra mente “normale e privilegiata” non può riuscire, da sola, ad immaginare tanta atrocità. Ed è giusto invece averne consapevolezza.
Dentro lo Shelter ci sono bambini che sono stati abusati fisicamente. Ci sono bimbi malati, come la piccola Angel che soffre di un brutto tumore alla testa e necessita di cure costose. Ci sono orfani, bimbi che sono stati abbandonati e bimbi che hanno l’unico genitore in carcere o che li prende e li lascia in continuazione. Bimbi spesso molto agitati, perché vivono una sorta di crisi di astinenza, per l’ingente uso di droga che ha fatto la loro madre in gravidanza. Da qualche mese c’è anche un piccolo paraplegico. Take Care Kids si occupa di nutrirli, curarli se malati, mandarli a scuola, fargli fare qualche gita, pagare i terapeuti per chi ha bisogno di un recupero psicologico. Fa di tutto per farli sentire i componenti di una famiglia normale.
Riesce, ad oggi, ad ospitare 20 persone fra bimbi e mamme quando presenti. Mamme alle quali “Take care Kids” cerca un lavoro e dà un’istruzione se assente. Proprio questo fu lo spunto di una delle mie prime domande a loro: “Come fate ad occuparvi anche delle madri dopo quello che hanno fatto a questi bimbi?” Madri che, spesso e volentieri, tradiscono anche in seguito la loro fiducia. La loro risposta è stata: “Perché sono le madri dei bambini e nonostante tutto detengono un diritto sui propri figli. Perché lasciare su una strada loro, vuol dire lasciarci anche i bimbi.”
Proprio perché in balia delle loro madri, i bimbi dello Shelter sono spesso bimbi di passaggio, che rimangono lì a volte pochi mesi, a volte di più. Il programma prevede che, se dopo due anni la madre lavora ed è in grado di occuparsi dignitosamente dei propri piccoli, deve uscire dallo Shelter con loro per lasciare il posto ad altri bimbi. Take Care Kids continua a seguirli anche fuori, pronto ad intervenire in caso di necessità.
Giorgio e Maria hanno visto tante mamme che ce l’hanno fatta, ma anche fallimenti. A volte, loro malgrado, perdono di vista i piccoli e la loro madre, così come gli capita di dover riaffidare un bimbo ad una madre per loro non idonea solo perché lei lo rivuole e può dimostrare di avere casa e lavoro. Ma mai la frustrazione per non essere riusciti a fare di più, affievolisce la loro forza ed il loro impegno.
Ci si potrebbe chiedere se ha senso investire tante energie per bimbi che a volte rimangono affidati alle loro cure solo per poco tempo. La loro risposta decisa è assolutamente sì ed io ho imparato, ascoltandoli e riflettendoci, a comprenderne il perché. Queste tristi esistenze sono frutto della povertà, dell’analfabetismo e della scarsa considerazione di sé con cui crescono tante ragazze thai. Viene insegnato loro dalla nascita che la donna non vale niente rispetto all’uomo, cosa che le porta a dare poco valore a sé stesse e, di conseguenza, anche ai propri figli. Per loro non è così grave vendere il proprio corpo ed i propri bambini. Spesso crescono pensando che quella sia la vita normale.
Fare vivere a quelle ragazze ed ai loro bambini anche solo pochi mesi di una vita che normale lo è davvero, serve a fargli capire che quella che consideravano vita è in realtà uno schifo.
I bambini imparano a ricevere carezze che non significano altro che affetto e a ricevere senza bisogno di dare nulla in cambio. Imparano che esiste l’amore ed un mondo dove i bimbi non vengono picchiati.
Forse saranno solo pochi mesi in un’esistenza intera, ma saranno serviti a fargli capire che c’è un altro modo di vivere ed amare. Alcune donne ed alcuni bimbi ce la faranno ad essere diversi, altri no. Giocherà un ruolo fondamentale anche la loro volontà, ma Giorgio e tutti i volontari dello Shelter avranno aperto la loro mente ed il loro cuore ad un mondo diverso e avranno donato loro gli strumenti per farcela.
Take Care Kids vive solo grazie a chi mette denaro di tasca propria ed alla tanta generosità di parenti e amici, vicini e lontani, che donano o si adoperano con tante iniziative. Accettano tutto: denaro, pannolini, latte in polvere, vestiti e giochi usati. Vi ringrazieranno con calore anche se passerete a lasciare solo due pacchi di pannolini. Niente va sprecato. Quando c’è una maggiore disponibilità di mezzi, semplicemente allargano di più le loro ali protettrici per prendersi cura di qualche bimbo in più. Oltre all’attività dello Shelter infatti, si occupano anche di offrire sostegno nelle tante baraccopoli che fioriscono soprattutto intorno ai grandi cantieri edilizi qui a Pattaya. Dove vivono anche tanti cambogiani assoldati come muratori che si portano al seguito le loro famiglie. Essendo itineranti a seconda di dove aprono i cantieri, i bimbi non vanno a scuola, vivono in condizioni precarie e non ricevono cure mediche in caso di necessità. Giorgio è diventato anche il loro angelo.
Per chi non vive qui vicino questo è il conto corrente dove spedire anche solo pochi euro. Come dice Giorgio, sarà una piccola goccia che insieme a tante altre, farà provare amore ad un bambino in più.
Ci può essere cosa più bella?
BONIFICO ITALIA
Cassa di Risparmio di Bolzano – Via Cassa di Risparmio – 39100 Bolzano – intestato a TAKE CARE KIDS, VIA NOVACELLA 28 – 39100 BOLZANO – Iban: IT91Z0604511600000005004574 – Bic: CRBZIT2B090
BONIFICO THAILANDIA
Kasikorn Bank Public Co. Ltd (Tailandia) – Swift: KASITHBK – Central Festival Pattaya Pattaya Beach Branch – A/C Name: Take Care Kids Thailand Foundation – A/C No.: 584-2-05272-8
Vaglia Postale:
intestato a TAKE CARE KIDS – VIA NOVACELLA 28 – 39100 BOLZANO
5×1000:
se non avete ancora deciso a chi devolvere il 5 x 1000 della dichiarazione dei redditi, e condividete il fine di Take Care Kids, potete indicare il seguente codice fiscale: 93049080208.
Qui sul loro sito potete anche fare un’offerta tramite carta di credito e Paypal o scoprire in che altro modo aiutarli.
Tutte le foto sono di proprietà di Take Care Kids.
16 thoughts on “
Un’altra faccia, terribile, della Thailandia
”La mia “piccola goccia” comincia già dalla lacrima che è scesa leggendo. Grazie per avere condiviso la storia di queste mamme e questi bimbi. E bravo Giorgio!
Concordo… e che la condivisione porti tanti bei frutti!
Hai detto bene Andrea. Speriamo che dalla condivisione nasca qualcosa di bello per questi bimbi.
Grazie Stefania…non ho dubbi che dato il tuo essere così sensibile tu abbia sentito davvero questi racconti.
un abbraccio
Uffi l’ho condiviso, idem alcuni miei amici…farò un offerta….e pure io piango…me li porterei tutti a casa!
Grazie a nome loro! Difficile rimanere indifferenti…
Grazie per aver scritto questo articolo profondo, che tocca tutte le corde dell’anima, a ricordarci che possiamo fare del bene anche stando a casa nostra. Ci sono tante vie, e tutte sono una forma di amore.
Complimenti a Giorgio e al suo shelter!
Hai detto bene Eli!
un abbraccio
Un pugno allo stomaco, la violenza è cosa brutta ma sui bambini e gli indifesi ti fa più male che mai, grazie Mamma in Oriente per averne parlato, grazie Giorgio per essere un’anima bella.
Grazie a te per essere passata a leggere!
Grazie per averci fatto conoscere questa parte della Thailandia in un racconto che tocca nella parte più profonda del nostro io. Non si può rimanere indifferenti a tanta cattiveria! Complimenti a Giorgio per la sua iniziativa e per cercare di dare un bel futuro a questi bimbi!
Grazie a te per aver letto. Credo sia importante conoscere ogni aspetto di un paese e, soprattutto è doveroso diffondere le iniziative così belle ed importanti.
Ma si tratta di Giorgio Cerquetti?
Ho visto le foto qualche giorno fa, forse non avrei dovuto ma altrimenti forse non avrei immaginato quanto il limite sia stato oltrepassato con quella piccolina…
Non ho parole.
Ho letto colpevolmente solo ora questo tuo post. Mi sarebbe piaciuto andare da loro e rendermi utile con una spesa, un contributo, un aiuto di qualsiasi tipo. Ora leggerò il sito che hai linkato e vedrò come fare per aiutare anche a distanza.
Grazie per aver condiviso questo racconto.
Non ti preoccupare, non è mai tardi per aiutarli…loro stanno sempre lì! In prima linea…