Ci risiamo di nuovo. Dopo un paio di mesi quasi idilliaci e le vacanze in Australia addirittura rilassanti, sono di nuovo alle prese con un periodo difficile nel rapporto con Carlo Alberto, il mio primogenito di 6 anni. Chi mi segue da un po’, sa che ciclicamente ho momenti di sconforto nei quali mi sembra di essere in un tunnel e di non riuscire a vedere la luce. Nonostante tutto l’amore, nonostante tutta la pazienza che posseggo per natura, nonostante il mio forte equilibrio, nonostante tutto, ci sono giorni in cui non riesco più ad assorbire i lati negativi del comportamento di mio figlio. In cui la rabbia si impossessa del mio corpo, una rabbia così innaturale dentro di me che calma e pacifica lo sono per natura. Insieme ad un bisogno impellente e forte di stare lontana da mio figlio. Un bisogno di staccarmi dal suo continuo rispondermi male, dai suoi sbuffi, dalle sue crisi isteriche, dalle sue urla, dai suoi pianti disperati per ogni banale sciocchezza. Un bisogno di non ingaggiare una lotta ogni 5 minuti, di poter stare un po’ serena. Il fatto di non poterlo fare quasi mai perché sono spesso sola ad occuparmi dei bambini non aiuta. Io lo so che devo cercare di continuare a parlare con lui senza alzare la voce, cercare di non reagire alle sue continue provocazioni, di essere paziente, di sdrammatizzare, di provare a farlo ridere perché se reagisco male con lui non arrivo da nessuna parte. Con l’alzare la voce, rispondere male, sbattere la porta, non faccio altro che alimentare la sua rabbia e la sua disperazione. Che poi uno si chiede da dove arrivi quella rabbia che scuote il suo corpicino in certi momenti. Siamo una famiglia felice ed unita. A casa nostra si sorride spesso e volentieri e non mancano mai coccole ed affetto. Certo a volte ci sono piccole tensioni, ma in quale famiglia non accade?
Nel mio ultimo post sull’argomento avevo parlato di quanto incida il temperamento nel comportamento dei bambini difficili e di quale teorie ci fossero dietro all’affermazione che, su quello che è il temperamento innato del bambino, non possiamo intervenire. Possiamo invece farlo sul suo carattere, ovvero il modo in cui lui decide volontariamente di pensare ed agire. Ma per me la domanda cruciale è “Come fare ad agire sul suo carattere?”. Noi come genitori cerchiamo di dare il buon esempio in modo da alimentare il suo identificarsi in noi, siamo affettuosi e dispendiamo coccole e sorrisi. Siamo aperti al dialogo, lo facciamo parlare il più possibile. Cerchiamo di stare nella classica via di mezzo, di non essere troppo permissivi, ma nemmeno troppo autoritari usando il buon senso e anche l’eccezione quando ci vuole. Nonostante questo, ci sono momenti, come quello attuale, in cui mio figlio è ingestibile e, anche se al mattino appena sveglia faccio appello a tutta la mia pazienza e self-control, non posso fare a meno di arrivare alla sera completamente sfibrata dalle continue battaglie con lui. Da ieri quindi mi sono rimboccata le maniche per l’ennesima volta decisa a venire fuori ancora una volta da questo tunnel buio. L’ultima volta che mi ero trovata in questa situazione, avendole già provate tutte senza nessun risultato e dal momento che c’erano state ripercussioni anche a scuola, avevo chiesto aiuto alla sua maestra. Lei, tramite il quaderno che usiamo come mezzo di comunicazione fra noi, mi aveva suggerito un metodo molto banale che, sinceramente, mi aveva fatto sorridere. Mi informava che, da quel momento, lei avrebbe disegnato, ogni giorno prima dell’uscita da scuola, un pallino colorato sul quaderno. Un pallino verde qualora Carlo Alberto si fosse comportato bene, uno giallo se avesse avuto una giornata così così, uno rosso se avesse avuto un comportamento inaccettabile. Mi invitava poi a fare lo stesso per il tempo trascorso a casa. Se a fine settimana avesse collezionato tutti verdi o al massimo un giallo, gli avrei potuto assegnare un piccolo premio. Ne aveva parlato con Carlo Alberto e lui sembrava entusiasta. A me sembrava un metodo un po’ semplicistico e poco risolutivo, ma in fondo non avevo niente da perdere a provare. E così abbiamo fatto un semplice schema settimanale da appendere in cucina e siamo partiti. La prima settimana è stata un disastro!
Pur non avendo ottenuto premi però ha iniziato a dirmi frasi come “ora mamma ho capito come ottenere dei verdi!”, come se stesse iniziando a prenderci un po’ le misure. E dalla seconda settimana è andata veramente molto meglio. Tanto che ho istituito anche un piccolo premio di consolazione per il grande miglioramento raggiunto. Solo una piccola cosa, un giochino sull’Ipad da 89 centesimi che, però, l’ha reso molto felice. Alla sesta settimana siamo arrivati ad avere tutti pallini verdi ed un solo giallo ed ha avuto il premio scelto da lui del valore di 4 euro. Anche il rendimento scolastico è migliorato perché Carlo Alberto prestava più attenzione durante le lezioni e cercava di comportarsi con gentilezza con i compagni. Io non so se sia stata solo una coincidenza o se veramente questo è un metodo che con Carlo Alberto funziona. Lui è effettivamente un bambino che ha molto bisogno di sentirsi gratificato e di vedere sempre sottolineata ogni piccola conquista raggiunta. Frutto probabilmente di una scarsa autostima.
Certo io preferirei che la gratificazione che cerca potesse essere un mio abbraccio o un sorriso, ma forse per lui queste sono cose normali da parte mia e non le vede come una cosa speciale. Agli occhi di un adulto un abbraccio è una cosa ben più preziosa dell’ottenere una faccina adesiva, ma forse dal punto di vista di un bambino abituato agli abbracci, uno stickers è un riconoscimento maggiore. O perlomeno questo è quello che trapela dallo sguardo felice di mio figlio quando arriva a casa mostrandomi un pallino verde o un adesivo ricevuto.
Non dimentichiamo mai però che ogni bambino è unico e diverso ed un metodo che va bene con uno, può addirittura provocare danni con un altro.
Per esempio con Carlo Alberto devo stare attenta perché lui tende a sentirsi molto frustrato se non raggiunge i risultati e questo è infatti proprio uno dei limiti che le critiche attribuiscono al metodo dei premi. Per questo ho adattato questo sistema alla nostra specifica situazione ed istituito anche piccoli premi se migliora notevolmente o se si mantiene sullo stesso livello della settimana precedente.
Vi chiederete a cosa serva allora se vince quasi sempre qualcosa. Io non lo so perché funziona, ma funziona. Fra l’altro in questo modo faccio passare come giustificate ed attribuisco un valore ed un significato ad alcune cose che ho sempre comprato per lui come un pacchetto di patatine ogni tanto, un cioccolatino, un gelato o un nuovo giochino sull’Ipad. Tutte cose che credo ognuno di noi acquisti a prescindere ogni tanto per i propri figli. Ho fissato rigorosamente un budget di 2 euro per il premio medio ed uno massimo di 4 euro per il premio grande. Ed il bello è che lui non si rende conto che gliele compravo anche prima che ci fosse questa storia dei premi tanto è concentrato nel cercare di comportarsi bene!
Inoltre a me, nel pratico, questo sistema mi serve anche come minaccia quando non riesco a calmarlo. Nel periodo che abbiamo adottato questo metodo mio marito ormai rideva al mio continuo ripetere frasi come “guarda che se non smetti sei rosso!” Però, contrariamente ad altre minacce che non sortivano nessun effetto, questa funzionava sempre! D’accordo con la maestra siamo andati avanti fino a Natale con questo metodo anche se lei mi aveva proposto di interromperlo un mese prima.
Evidentemente deve essere una pratica non continua per funzionare efficacemente.
Abbiamo vissuto in quasi armonia per due mesi ed abbiamo avuto vacanze natalizie in cui siamo riusciti con facilità a tenere sotto controllo il comportamento di Carlo Alberto. Poi, purtroppo, dal rientro a scuola a gennaio siamo riprecipitati indietro. Per cui sempre perché non ho niente da perdere, da ieri abbiamo riiniziato ad utilizzare il sistema che abbiamo battezzato “del semaforo” e devo dire che, nonostante la scuola fosse chiusa e siamo stati tutto il giorno a casa, è stata un’ottima giornata. Vedremo se la validità del metodo nel nostro caso verrà di nuovo confermata. Quel che è certo invece è che l’intero sistema educativo nella scuola inglese si basa proprio sul meccanismo dei premi e delle conseguenze. Infatti alla scuola di Carlo Alberto, che segue il curriculum inglese, questo metodo viene utilizzato in più ambiti. Di questo e delle motivazioni pro e contro questo sistema però vi parlerò in un prossimo post perché, come sempre quando parlo di questi argomenti che mi stanno particolarmente a cuore, sono già stata abbastanza prolissa! Fatemi sapere se avete mai provato qualcosa del genere con i vostri figli. Mi interesserebbe molto avere un confronto.
14 thoughts on “Il metodo dei premi applicato al carattere difficile di mio figlio”
…avevo già sentito parlare di questo metodo delle faccine…credo che assomigli un pochino alla logica dei “bon points” che vengono utilizzati in alcune scuole elementari francesi: non sono altro che dei cartellini che vengono dati ai bambini se raggiungono degli obiettivi a livello scolastico..dopo 10 bon points .possono cambiare questi cartellini con un’immagine (macchinine, personaggi dei fumetti…) e dopo aver collezionato un po’ di immagini si potrà barattarle con un regalo scelto dall’insegnante. Il bambino è così incoraggiato a raggiungere determinati obiettivi per avere tutte questa serie di ricompense…
Io ho utilizzato questo metodo con mio figlio quando all’inizio aveva un po’ di rifiuto verso il francese…ha funzionato bene…poi, dopo un po’, non ne ha più avuto bisogno…ma la sua « boîte à bons points » è ancora sul suo comodino…
Un abbraccio e scusa se anch’io mi sono dilungata 😉
Cara Laura puoi dilungarti quanto vuoi!
Sì, anche alla scuola di mio figlio ci sono diverse applicazioni di questo metodo ed in un prossimo post le descriverò in dettaglio. Grazie per il tuo contributo
Un abbraccio
Ciao,
ti leggo spesso, ma non ho mai commentato. Guarda il forum del Corriere della Sera di Fulvio Scaparro, Genitori e Figli. Proprio ieri e oggi si parla di questo metodo, c’e’ anche una rara e preziosa risposta del professore. Il primo post e’ stato scritto da Artemisia70, mi sembra ieri.
Ciao e complimenti per tutto.
Bayswater
Ciao! Ti ringrazio molto per avermi segnalato questo forum del Corriere della sera che non conoscevo ed in particolare la lettera relativa a questo argomento. Metto qui il link per chi fosse interessato a leggerla perché pur essendo interessante, trovo che il forum non sia di facile consultazione dato che separa domande e risposte:
http://forum.corriere.it/genitori_e_figli/29-01-2014/per-prof-scaparro-sulle-regole-2462418.html
In fondo c’è il commento del professore dove dice di trovarsi d’accordo con questa risposta:
http://forum.corriere.it/genitori_e_figli/29-01-2014/per-artemisia-da-comportamentista-dico-che-2462306.html
Un aspetto che non avevo specificato anche se era già emerso chiaramente nella mia esperienza, è proprio che il premio deve essere scelto dal bambino perché deve essere una cosa che a lui interessa molto. Deve essere però ovviamente una cosa di poco valore economico altrimenti si rischia davvero che il tutto assumi un risvolto troppo consumistico. Per me inoltre era stata un’arma a doppio taglio perché mio figlio sceglieva sempre come premio un giochino dell’Ipad, cosa che io non volevo incentivare. Per cui in questo nuovo tentativo che stiamo facendo, ho aggiunto il fatto che lui debba scegliere anche tipi di premi diversi, non sempre incentrati sui videogiochi. E lui mi ha detto che gli piacerebbe ricevere della cioccolata. A dimostrazione del fatto che i bimbi si accontentano anche di cose semplici.
Grazie davvero per questo tuo commento!
Ciao Federica, mi fa piacere che la mia segnalazione ti sia stata utile. Il Forum sembra poco intelligibile al momento, ma poi ci si fa la mano!
Guarda anche questo commento, ti metto il link. Oggi non sono di fretta…http://forum.corriere.it/genitori_e_figli/29-01-2014/per-artemisia-da-comportamentista-dico-che-2462306.html
Questa forumusta Fabrizia che scrive da Boston e’ una comportamentista e sembra essere una persona molto in gamba e disponibile. Se cerchi i suoi messaggi più’ vecchi credo che potrai trovare anche altri spunti.
Ti capisco bene perche’ anche il mio primo figlio ha avuto degli aspetti caratteriali simili a quelli del tuo, anche se più’ lievi e so bene cosa si patisce. Ti dico solo che sara’ quello che ti dara’ maggiori soddisfazioni. Forse sara’ la fatica fatta, non so…
Buona giornata.
Grazie ancora.. Avevo intuito che se leggevi di questo argomento era perché anche tu ci avevi avuto in qualche modo a che fare…
Sì avevo messo anch’io il link di questa comportamentista perché il suo era il commento con cui il professore si diceva d’accordo.
So anch’io che spesso questi bambini sono quelli che da adulti eccellono in qualcosa.
Buona giornata anche a te!
Mi ritrovo a scriverti dopo tanto tempo anche se ho sempre seguito i tuoi scritti con interesse.! Io seguo la filosofia steineriana che sinceramente ha un approccio diverso da quello anglosassone. Niente voti, ricompense o premi. Come dici tu è’ l’esempio cio’ che conta almeno fino ai nove anni. Non mi piacciono i dogmi quindi ritengo valido tutto ciò che poi alla fine ‘funziona’. Penso anche che le ricompense siano importanti e gratificanti per un bimbo. Mi viene in mente però che forse certe piccole accortezze possano essere utili. Ad esempio un bimbo piccolo( entro i 9 anni) può trovare giovamento negli attacchi di rabbia eliminando dalla dieta alcuni alimenti che sovraccaricano il fegato( organo di volontà’ ). Cibi speziati, troppi zuccheri, pomodoro ‘eccitano’ il suo sistema endocrino e possono ‘accendere’ un temperamento già’ così carico. Io non sono un medico ma seguo la medicina antroposofica da molto tempo e laddove ci sono degli squilibri ( diciamo degli eccessi in una famiglia amorevole e comprensiva) i rimedi e una dieta alimentare adeguata possono aiutare notevolmente. Mi vengono in mente cibi crudi (carote ,sedano, finocchio ) da sgranocchiare impegnandolo nella masticazione e nella digestione. Ti abbraccio Federica
Grazie Federica per questi spunti interessanti. Sai che non sapevo che ci potesse essere relazione fra rabbia e cibo? Se questo è vero, l’alimentazione di mio figlio è un disastro perché lui mangerebbe carne tutti i giorni e mi devo continuamente sforzare per proporgli altre cose che gli piacciano. Verdura cruda, a parte i pomodori, proprio non ne mangia…
Anch’io credo che sia controproducente fissarsi solo con un metodo e che tutti vadano comunque adattati all’individualità del proprio figlio.
Un abbraccio
Quanti spunti interessanti in questo post e nei commenti, sai che mi interessa molto capire come altri genitori gestiscono le opposizioni dei bambini. Penso davvero che ogni sistema che funzioni sia un ottimo sistema, che la teoria fine a se stessa è proprio inutile!
Purtroppo qui il sistema dei premi non ha funzionato, mio figlio rinuncia a tutto pur di non darci una sorta di “arma” per controllare le sue azioni. Ragiona come un adulto, sebbene non lo sia (!), quindi un foglio di faccine lo farebbe arrabbiare ancora di più.
Migliori risultati li ho ottenuti controllando me stessa, perché le mie reazioni hanno grossi effetti su di lui, più tranquillamente reagisco io e meno durano le crisi. Ma è una faticaccia!
Vi penso spesso …
Cara Marzia, anch’io penso spesso a voi, soprattutto quando mi sento sconfortata…
Anche per me la teoria è una cosa, ma poi sapere come tradurla in pratica e capire se va bene per il proprio figlio, è tutta un’altra faccenda. Quello che mi racconti è a dimostrazione del fatto che ogni bambino è un mondo a se. Anche con mio figlio però vale il fatto che se io riesco a restare calma e a bilanciare bene fermezza e dolcezza, ottengo risultati migliori. Sperimento sempre infatti che, così come peggiora le cose essere troppo rigidi con lui, anche troppa accondiscendenza non va bene perché questo lo porta a tentare sempre più strade per farmi innervosire e provocarmi. Anche quando, non spesso per fortuna, è in preda alla rabbia, se non trova opposizione in me, sembra quasi che la rabbia abbia il via libera per occupare tutto il suo corpo. Quando è in crisi rifiuta i miei abbracci mentre normalmente lui cerca molto il contatto fisico. Bisognerebbe, prima di arrivare ad una crisi, che io riuscissi a farmi scivolare addosso tutte le sue provocazioni, ma come ben immagini non è facile. Una cosa che ha sempre funzionato con lui, pur sconsigliata da tutte le teorie, è il non considerarlo per un po’, ridurre al minimo indispensabile il dialogo, non sorridergli, stare in silenzio continuando a fare le mie cose e fargli capire in questo modo che non si è più disposti a discutere. Questo atteggiamento, che da una parte mi fa stare male come madre, ma dall’altra preserva il mio equilibrio in quanto essere umano, sembra che a lui faccia effetto. In qualche minuto si calma e inizia ad essere dolce e chiacchierone. Un’altra cosa che lo calma immediatamente è quando io anziché farmi prendere dalla rabbia, crollo e ho le lacrime agli occhi. In quel momento nei suoi occhi e nei suoi gesti c’è solo amore. Ma la teoria dice che, anche farsi vedere deboli ed in crisi, non va assolutamente bene. Insomma la paura di sbagliare è sempre tanta e, anche noi genitori, non siamo dei robot in grado di controllare tutte le nostre reazioni, ma siamo esseri umani!
Un abbraccio
“ora mamma ho capito come ottenere dei verdi!”
ipenso spesso a questo tuo post, ed il seguito, sui premi. Mi colpì molto questa frase di tuo figlio. Ci penso anche io quando la giornata mi regala un bollino verde, mi dico forsr ho capito, ma poi non sempre il giorno dopo ne arriva un altro. Chissà come è difficile per loro!!
“
Effettivamente ci sono bimbi, così come adulti, a cui riesce facilmente avere sempre “bollini verdi” ed altri per cui è sempre una dura conquista..
Ciao Federica, sempre dal libro di Maffei quello che tu chiami temperamento lui lo chiama codice genetico spirituale( creatività, immaginazione , coraggio , amore, capacità di decisione). il bambino con il crescere arriverà a scolpire dentro di se anche i caratteri culturali e sociali dell’ambiente Perciò è l’emotività dell’ambiente e delle persone a condizionarlo. Lui dice che dobbiamo allenare il bambino alle difficoltà e dice che non dobbiamo sovralimentare il bambino di premure perché provocano illusioni che poi si trasformano in frustrazioni. Maffei studia il comportamento umano perciò non da’ soluzioni e non ti dice come mettere in pratica questo ma ti fa riflettere. inoltre dice che nel bambino appena nasce si instaura fin da subito una conflittualità: il desiderio di conoscere e la paura di conoscere.. La dominante tra le due crea problemi. Paure e desideri sono le uniche motivazioni dell’uomo. il bambino tenta di difendersi dalla paura di perdere cercando la sicurezza dai genitori, ma se la barriera dei genitori è troppo spessa si rischia di togliere la molla del desiderio; se si tarpa completamente la paura si tarpa anche il coraggio. Un ambiente eccessivamente confortevole e confortante non va bene per i nostri figli.
Spero queste indicazioni possano aiutarti. A me hanno aiutato perché effettivamente nella prima fase di crescita di mia figlia sono stata eccessivamente protettiva e le ho reso la vita sempre facile. A questo si è aggiunto il fatto che mia figlia non sa gestire bene le emozioni ma ti assicuro che ora sono veramente orgogliosa di lei perché è proprio una brava bambina.
un saluto
Ilaria
Grazie Ilaria per questo ulteriore approfondimento. Con questo libro mi hai proprio incuriosito. Io non sono stata molto protettiva con mio figlio, ma sicuramente sono stata molto presente e gli ho quindi dedicato tempo ed attenzione. Anch’io ho visto molti miglioramenti con l’avanzare dell’età, ma ci sono ancora diversi momenti in cui è impossibile gestirlo. Nel nostro caso poi la gelosia per il fratello ha accentuato certi suoi comportamenti. Da una parte so che era necessario per ridimensionare il suo mondo troppo egocentrico, ma dall’altra devo ammettere che è diventato tutto più difficile. Quando è solo è molto più gestibile. Quando c’è anche il fratello molto più dura. Spero che presto si rafforzi fra loro quella complicità di cui sto intravedendo i primi segnali e rubi spazio alla gelosia.