Se qualcuno mi chiedesse qual’è il problema principale che io e mio marito ci siamo trovati ad affrontare nella nostra vita di genitori, io non avrei dubbi nel rispondere che è la gelosia. Partiamo dal presupposto che il mio primogenito non è quello che si può considerare un bambino facile. Chi mi segue da tempo sa che incontro spesso difficoltà a gestire il suo comportamento complicato ed oppositivo, difficoltà a volte così importanti da farmi sentire un genitore inadeguato nonostante tutto l’amore che provo per lui.
Quando Carlo Alberto aveva esattamente 4 anni è arrivato nella nostra vita Diego e, oltre ad una gioia enorme, ha portato con sé un vero terremoto nell’equilibrio già precario della nostra famiglia. Si dice che è un bene che il bambino manifesti la sua gelosia anziché tenersela dentro o nasconderla dietro atteggiamenti iperprotettivi e in questo, per una volta, Carlo Alberto non ha intrapreso la strada più difficile. Ci ha manifestato e dimostrato da subito tutta la sua gelosia. Con le parole e con i gesti. Ci ha detto, ed ancora spesso continua a dirci, ora che ha 6 anni, che preferirebbe che Diego non esistesse, che vorrebbe che vivesse in un’altra casa e, non ultima, dopo la nostra visita all’orfanotrofio, che lo lascerebbe volentieri lì. Ha fatto da subito della molestia fisica, più o meno grave, il suo comportamento più tipico. Ha costretto la sottoscritta a non andare nemmeno in bagno nei primi mesi senza portarsi dietro il piccolo dopo averlo più volte sorpreso con il cuscino sul faccino premuto dal fratello. Ora che Diego ha due anni e mezzo questi rischi non ci sono più, ma l’atteggiamento del fratello è rimasto lo stesso. A parte quando è impegnato a giocare ai videogiochi nella sua sessione quotidiana, per il resto del tempo non passa un minuto senza che lui non molesti il fratello. E quando dico minuto è purtroppo un reale minuto di orologio.
La molestia più normale e frequente è costituita dal mettergli le mani in faccia, stringendogli le labbra, dandogli pizzicotti, tappandogli la bocca, pizzicandogli il collo.
Passando per gli sgambetti e le spinte mentre il piccolo corre, arrivando fino a pugni nella schiena e calci. La fortuna ha voluto che Diego sia diventato ben presto fisicamente e caratterialmente forte per cui almeno non piangeva tutte le volte o comunque se la faceva passare in fretta. Negli ultimi mesi però c’è stata un’evoluzione in negativo in quanto, subendo da più di due anni, lui crede sia un gioco e quindi è lui stesso ad attaccare il fratello maggiore e a “giocare” in tal senso anche con gli amichetti. Insomma, anziché ridimensionarsi il problema sta diventando sempre più ingestibile.
Ora, io la teoria la so veramente tutta, ma come si fa a riuscire sempre ad applicarla anche in quelle giornate in cui dalla mattina alla sera la casa è tutta un susseguirsi di capricci, pianti e urla? Quando appena hai sedato una rissa, nel giro di due minuti ne scoppia un’altra e via così per tutta la giornata? Quando il piccolo rischia di farsi veramente male? Immancabilmente, soprattutto il weekend, invece di essere sereno e rilassante, per noi si trasforma in un vero incubo. Perché Carlo Alberto ha sotto agli occhi tutto il giorno l’oggetto della sua gelosia mentre, quando va a scuola, almeno si distrae per 8 ore.
Sono perfettamente consapevole che fintanto che io mantengo la calma, riesco a gestire abbastanza la situazione anche se sempre con grande dispendio di energia. Non appena però la mia pazienza si esaurisce ed inizio ad alzare la voce, in un attimo si entra in un vortice da cui è difficile uscire e che finisce inevitabilmente con un forte nervosismo per me e grandi rimproveri e punizioni per Carlo Alberto. Risultati che, sul momento fanno cessare il problema, ma che non sono assolutamente risolutivi nel tempo e che lasciano, inoltre, una bruttissima e pesante atmosfera in casa.
Quando mi rendo conto che abbiamo passato già due anni di inferno e non ne siamo ancora fuori, confesso che mi faccio prendere dallo sconforto. Vorrei quindi provare ancora una volta se non a risolvere definitivamente il problema, almeno a rendere un po’ più sereno il nostro quotidiano. Lo faccio insieme a voi che mi leggete con un paio di articoli volti a rielaborare i punti principali della questione e ad analizzare gli errori da noi commessi. Perché ammetto che di errori ne abbiamo fatti tanti. Dovuti a stanchezza, stress e dall’essere anche noi essere umani, ma comunque errori.
Partiamo con la definizione di gelosia rielaborandola secondo quanto dice lo psicologo e psicoterapeuta Osvaldo Poli:
La gelosia non è temere di perdere l’affetto dei genitori, ma rifiutarsi di perdere l’esclusività del rapporto amoroso. Il bambino ha difficoltà ad accettare che al genitore non basti il suo amore, ma gli serva anche quello di qualcun altro.
E’ molto diverso se ci pensiamo. Mi è capitato di dire ed ascoltare molte volte, di non avere assolutamente diminuito l’affetto e le attenzioni nei confronti del primogenito dopo l’arrivo del fratellino. Anzi, spesso, sono stata ancora più attenta e presente nei suoi confronti. Perché dunque, ci si chiede, il fratello maggiore deve reagire così male? Proprio perché lui non accetta, anche se il nostro comportamento con lui non è mutato, che qualcun altro possa essere oggetto del nostro amore. E che noi proviamo piacere dal ricevere amore da qualcun altro.
L’accettazione non è un processo naturale che avviene da solo. E’ compito del genitore aiutare il bambino e guidarlo attraverso una maturazione affettiva. Non farlo lascerà irrisolto il conflitto con ripercussioni sulla vita adulta in tutte quelle relazioni paritarie che si troverà inevitabilmente a vivere: con gli amici, con il partner o con i colleghi. Il rapporto con i fratelli costituisce una sorta di allenamento in cui l’individuo impara a mettere da parte l’egocentrismo tipico dei bambini, a compiere rinunce, ad essere tollerante e ad avere fiducia.
Vediamo ora in che modi la gelosia si può manifestare:
– il bambino ha comportamenti di regressione e perde abitudini già acquisite. Pretende di farsi imboccare, di stare in braccio, di essere lavato. Parla come un bimbo piccolo. Gattona anche se sa già camminare. Questo è un comportamento abbastanza tipico ma, come non mi stancherò mai di ripetere, non tutti i bimbi reagiscono allo stesso modo. Carlo Alberto, per esempio, ha reagito in modo opposto. A pochi giorni dalla nascita di Diego infatti, ha finalmente abbandonato definitivamente il pannolino che non usava più da quasi due anni per la pipì, ma che voleva assolutamente indossare quando doveva fare il resto. Quindi lui anziché regredire si è emancipato in una cosa che cercavo di ottenere da tantissimo tempo. Unica regressione è il fatto che a volte parla come un bimbo piccolo.
– il bambino ha un atteggiamento di indifferenza verso il fratellino. Lo ignora e non ne parla mai. Carlo Alberto ha avuto questo atteggiamento dal secondo al quarto mese di vita di Diego in cui si comportava come se lui non esistesse. Alcuni bambini poi si chiudono molto in se stessi, comunicando ed interagendo poco con i genitori. Spesso hanno problemi di sonno e poco appetito. E’ uno degli atteggiamenti più brutti perché i sentimenti non fluiscono fuori e vengono repressi.
– il bambino ha un attaccamento eccessivo e morboso al fratellino. Lo tocca e abbraccia in continuazione. Non vuole che gli altri lo prendano in braccio ed è eccessivamente premuroso. Il bambino lotta con i suoi sentimenti e cerca di allontanare quelli negativi rafforzando quelli positivi.
– il bambino diventa intrattabile, capriccioso, oppositivo. Soprattutto, come è successo a me, nei confronti della madre che costituisce spesso il genitore a cui in tenera età si è più legati. Ha spesso reazioni di rabbia ed aggressività ingiustificate.
– il bambino diventa aggressivo nei confronti del fratellino. Si va dallo stringerlo troppo e dai pizzicotti ad atteggiamenti più pericolosi. Come ho già detto, Carlo Alberto ha sperimentato di tutto.
Quando il fratellino cresce un po’ ed è quindi inserito attivamente nella vita familiare, il primogenito sviluppa anche altri piccoli comportamenti tipici. Si intromette sempre mentre il genitore parla al fratellino. Ha sempre bisogno di qualcosa nel momento preciso in cui la mamma deve fare qualcosa con l’altro. Non perde occasione per raccontare e sottolineare ai genitori quel che il fratellino ha fatto di sbagliato o il guaio che ha combinato. Carlo Alberto si spinge anche oltre e cerca di insegnare al piccolo tutte le cose che sa che io non apprezzo. Gli insegna a gridare forte per esempio, a lanciare le cose e a sputare. Sapendo che Diego lo emula in tutto, quando pensa che io non stia guardando, si fa vedere da lui mentre combina qualche guaio. E poi mi chiama quando Diego subito dopo lo imita perché io possa sgridarlo. Prova piacere anche nel nascondere al fratellino tutti i suoi giochi preferiti e a toccargli le cose a cui lui tiene particolarmente.
Insomma il campionario degli atteggiamenti è veramente vario! Alcuni fanno solo sorridere, altri sono veramente difficili da gestire.
La prossima volta vedremo insieme come affrontare la gelosia. Sperando che descrivere i comportamenti più appropriati e metterli nero su bianco mi aiuti di più a focalizzarli e metterli in pratica il più spesso possibile…
Qui i link degli altri due articoli:
La gelosia fra fratelli #2: soluzioni pratiche, prima parte
La gelosia fra fratelli #3: soluzioni pratiche, seconda parte
11 thoughts on “La gelosia fra fratelli #1: definizione e manifestazione”
cara fede, alice ha un anno e dieci mesi e finora bea di periodi di gelosia con atteggiamenti oppositivi nei miei confronti e aggressivi nei suoi ne ha avuti due, uno quando ali ha iniziato a stare in piedi ma ancora non a camminare, che ha coinciso con tre mesi e mezzo d’estate (rovinandoci completamente le due settimane di vacanze, unito questo suo mood al fatto che come sempre dormiva a malapena da mezzanotte alle sette) e poi un periodo di dieci giorni lo scorso mese dopo aver passato la serata con una bimba figlia unica molto diversa da lei, come ti avevo raccontato nella chat. a confronto dei tuoi due anni e mezzo di pena mi rendo conto che questi due periodi sono bruscolini, ma gia’ cosi’ nopn sapevo dove sbattere la testa per risolvere il problema. attualmente stiamo provando a dare piu’ tempo a bea con il papa’, loro due da soli, mezzora ogni sera a giocare in modo molto fisico, e devo dire chee i miglioramenti del suo comportamento verso di me e la sorellina sono notevolissimi
Solo chi ci è passato può capire veramente la difficoltà di gestire una situazione del genere…
Carlo Alberto è molto fisico già di suo ed è anche forse il motivo per cui le sue reazioni alla gelosia sono molto fisiche.
A scuola mi consigliano di fargli fare sport, ma lui già solo frequentando la scuola, arriva a casa alle 16.45 completamente distrutto.
Nel fine settimana alle 19 già gli si chiudono gli occhi. Quindi proprio mi sembrerebbe volerlo distruggere fargli fare anche un’altra attività…
Caspita mi dispiace tantissimo. Ho letto anche l’altro post che hai linkato.
È veramente stressante dover gestire h24 questi comportamenti, ma anch’io la penso come te su Neill!
Grazie… Condividere aiuta ed aiuta anche essere compresi!
Ciao Federica,
quanto ti capisco! Io lotto con gelosie espresse in diverse forme da ormai 5 anni. A casa nostra la gelosia e’ stata prima quella del secondogenito per il primogenito, poi dopo un paio d’anni ha iniziato il primogenito ad essere geloso del fratello maggiore e poi quando nel 2011 e’ arrivata la femmina, il secondogenito non l’ha considerata per quasi un anno. Addirittura i primi 5 mesi manco la guardava o toccava. Ci vuole pazienza, tanta pazienza che spesso mi scappa e come dici tu poi si entra in quel vortice di “incazzatura” (come lo definisco io ) che non finisce piu’. Ora, alle porte dell’ottavo compleanno del grande gli equilibri sono cambiati e la gelosia va da uno all’altro, con frasi del tipo “non la voglio piu’ come sorella” o “non lo voglio piu’ come fratello”. Quello che ho trovato utile e’ dividerli per un po’. Io non ho molte possibilita’ perche’ come voi siamo lontani dalle nostre famiglie. Ma ho notato che anche una semplice gita con un’amichetto fa si che poi la sera quando si ritrovano si vogliono quasi abbracciare!
E’ durissima affrontare queste situazioni e credo che la solidarieta’ tra mamme, il parlare e il confrontarsi sia utilissimo, oltre che come valvola di sfogo anche per riprendere consapevolezza che l’importante e’ amarli, fare del nostro meglio accettando i nostri limiti. In bocca al lupo per tutto e tienici aggiornate!
Complimenti per i tuoi post sempre tanto tanto utili, riesci sempre ad unire le tue esperienze di vita con informazioni interessanti!
A presto
Cara Fabiana, grazie per il tuo commento. Hai ragione, sapere di non essere sole ad affrontare queste problematiche, aiuta molto. Così come sono anch’io convinta che il tuo sia un consiglio valido. Quando Carlo Alberto è a scuola e sono quindi solo le poche ore serali quelle da affrontare tutti insieme, la cosa è molto più gestibile perché fra sessione di videogiochi, compiti, doccia e cena non rimane molto tempo. I problemi maggiori sono quando si trova il fratello a fianco tutto il giorno. Anche noi non abbiamo molta possibilità di separarli. La cosa che più facciamo è prendercene uno per uno e passare un po’ di tempo separati. Di solito,io ed il piccolo rimaniamo a casa e mio marito e il grande escono. Purtroppo conosciamo poche famiglie con bambini ed è quindi difficile fare andare Carlo Alberto da un amichetto. Le uniche famiglie con cui avevamo iniziato a legare sono in partenza,per rientrare in patria… lati negativi della vita da expat che tu conosci benissimo!
Anch’io sono primogenita e da piccola, mi ha raccontato mia madre, dicevo che lo scarico della vasca da bagno era la bocca di mia sorella che si mangiava la mamma… 🙁
Ora ho tre figli, ma, per grande fortuna, non ho avuto grossi problemi di gelosie.
Quello che mi viene spontaneo consigliare è provare a fare un’ attività da sola con lui, che sia qualcosa di solo vostro (come del resto dice anche valentina), una mia amica ha fatto un corso di ceramica per bambini da sola con uno solo dei figli, per esempio.
O forse anche far fare qualcosa ai due bimbi soli in modo che il grande abbia modo di sentirsi un pò responsabile per il piccolo e sviluppi un pò di senso di protezione verso di lui.
Almeno questo è quello che ho provato ad incentivare tra le mie figlie maggiori, che siano solidali tra loro, anche a scapito dei genitori; ma sono cose talmente delicate e complicate che uno si sente sempre inadeguato.
Un abbraccio
Grazie per il tuo contributo!
I tuoi consigli sono validissimi. E’ solo che vivendo lontano da tutti, diventa un po’ complicato gestire tempi separati per entrambi. Però abbiamo visto che un po’ aiuta per cui cercheremo di trovare il modo perché questo succeda. Almeno ogni tanto!
Sarebbe interessante capire perché certi bambini soffrano molto più di altri di gelosia!
Io ho due bimbe, di tre anni e mezzo ed un anno e mezzo; passano momenti in cui si amano alla follia, giocano insieme, ridono fino alle lacrime ed altri in cui si fanno dispetti di ogni tipo, piangono in continuazione, si tirano calci e schiaffi; tutte e due sono gelosissime, sia di me che di tutti gli altri affetti che le circondano Io cerco di mediare, di non dare mai ragione solo alla più piccola, di manifestare affetto a tutte e due, ma a volte mi accorgo che proprio quando cerco di impegnarmi di più nell’essere imparziale ottengo musi lunghi e crisi isteriche! Allora, piano piano, sto cercando di mettere da parte l’ansia, di lasciarle stare nel loro mondo fatato, a meno che la situazione proprio non precipiti, di concedere loro un po’ più di libertà…..mi sembra che in generale funzioni, mi sembra che la grande si senta considerata ed investita da una responsabilità che la lusinga e che la piccola si rilassi di più e non cerchi sempre una difesa tra le braccia della mamma. Certo, non è che sia la soluzione a tutti i problemi, ma un piccolo passo verso una vita più tranquilla forse sì.
Benvenuta e grazie del tuo commento!
Credo che l’atteggiamento che indichi sia correttissimo sia perché sbrigarsela da soli aiuta a crescere sia perché spesso dietro agli atteggiamenti e ai capricci dei bimbi come mio figlio c’è il forte bisogno di attirare attenzione. Per cui, se tormentando il fratellino non ottiene più l’attenzione di mamma e papà, uno dei suoi scopi cessa di esistere. Ci sto provando anch’io, ma il fatto che i miei siano maschi e con 4 anni di differenza rende un po’ più complicate le cose perché gli interventi del grande sono molto fisici ed energici. Non mi è ancora del tutto chiaro quando è il limite entro cui posso non intervenire. Mi sembrava di aver alzato il limite, ma credo che non sia ancora abbastanza perché intervengo ancora troppo spesso!
Grazie ancora della tua testimonianza
Ciao carissima, scusa se il commento arriva un po in delay rispetto alla data del tuo post però vorrei darti anche la mia di esperienza.
Camilla ha 2 anni e a Dicembre è arrivata Alice, il primo giorno di rientro a casa dall’ospedale Camilla non ha voluto farsi toccare da me, voleva solo mia madre. Due giorni dopo per forza di cose siamo state io e lei e abbiamo recuperato subito il rapporto…
Camilla Alice la ignora il 99% del tempo. Le viene a dare ogni tanto una coccola sulla testa in modo delicato, si preoccupa se piange e non la calmo subito però per il resto non la guarda neanche.
Non ha ancora tolto il pannolino e usa ancora il biberon, ha solo chiesto un “sciuciu” (dicesi ciuccio e lei l’ha tolto di sua spontanea volontà a 9 mesi) e gliene ho dato uno di quelli che Alice non usa perché non le piace. Ogni tanto lo mette per due secondi, a volte lo morde o lo lancia per terra ma in generale sul fattore regressioni non stiamo andando male.
E’ molto agitata e secondo me è dovuto al cattivo tempo dell’ultimo periodo che mi impedisce di uscire con lei anche solo per fare colazione al bar sotto casa e comunque non va ancora al nido ma spero a Settembre di poterla mandare così impara a stare con gli altri bambini. Ogni tanto nel limite delle possibilità cerco di ritagliarmi degli spazi solo nostri che può essere la passeggiata nel quartiere di mia nonna (lei mi tiene Alice dopo la poppata così io son libera di uscire con Camilla), o anche la stessa colazione fatta io e lei insieme al bar, io con cappuccino e cornetto e lei con due biscottini da pasticceria o un cornetto piccino. E lei è felice così.
Sì ogni tanto quando allatto vorrebbe che io mi alzassi per andare chissà dove in casa, io le devo dire “Camilla ora non posso sto dando la pappa alla sorellina”, lei tira un urlo e appena vede che la ignoro smette immediatamente.
Non oso immaginare il momento in cui dovrò espatriare ed affrontare una nuova crisi per cambio di abitudini… Stavolta saranno in due, spero di essere in grado di gestirle.
Ti abbraccio e ti sono vicina.