Da piccola ero di una timidezza incredibile.
Solo chi è o è stato timido può capire fino in fondo cosa questo voglia dire.
Stare sempre un passo indietro agli altri, non avere il coraggio di esprimere la tua opinione anche quando ce l’hai forte, dentro di te.
Sentirsi profondamente in imbarazzo nel partecipare ad uno scherzo collettivo, non riuscire a far uscire la voce nemmeno durante un gioco di gruppo che richiedeva di urlare forte una parola.
Sentirsi un po’ protetta solo dietro ai tuoi occhiali dalle lenti spesse. Vergognarsi ad attraversare la piazza del paese se solo c’era qualcuno seduto sulle sedie del bar all’aperto.
Stare ore a casa di qualche vicina per giocare con i figli piccolini, perché già allora ero innamorata dei bambini, senza pronunciare una sola parola.
Essere riservatissima in casa, rivolgere a fatica la parola a quel fratello di 6 anni più grande che a te sembrava già irraggiungibile.
Diventare ragazzina, esteticamente più graziosa, ma sempre chiusa in un mondo taciturno, ammirando le amiche più spigliate e desiderando di essere come loro, nella certezza che così non lo saresti stata mai.
Entrare a far parte di un gruppo di grandi, esserne felice, ma sentirsi ancora più timida e bloccata. Trascorrere con loro giornate intere nel fine settimana e tutti i sabato sera senza quasi mai aprire bocca.
Uscire dal paese per andare a frequentare le superiori in città. Un primo doversi adattare a tirare fuori la voce perché quello non era il mondo conosciuto di sempre, quello naturalmente acquisito. Imparare ad esprimere un’opinione che c’era sempre stata perché la tua testa era piena di opinioni e pensieri da sempre. Le prime amicizie costruite da zero. Che poi ti hanno fatto sentire più forte nel costruirle anche nel tuo paese d’origine.
Poi il mondo del lavoro, quello dove ricevi la seconda scrollata forte. Un lavoro che ti porta presto a conoscere ambienti ancora diversi e a rapportarti con tante persone sconosciute. Sentirsi piano piano forti delle proprie capacità e prendere forza e coraggio da una competenza professionale crescente.
Trovare il coraggio di volare più lontano, in una città dove hai pochi contatti di amicizia, ma un contatto di lavoro importante. Trovarsi a vivere sotto lo stesso tetto insieme a persone conosciute e sconosciute. Tirarla fuori sempre più spesso quella voce per parlare, lavorare, farti conoscere.
L’incontro con persone con una visuale più aperta che ti allargano ancora di più i confini. Che instillano in te la voglia di viaggiare sempre più lontano. Un lavoro in cui cresci sempre di più e ti fa sentire sempre più sicura. Ormai la timidezza sul lavoro è messa all’angolo e salta fuori solo fuori dal tuo ambiente. Rimane quando sei in trasferta altrove per lavoro in un ambiente di cui non sei padrona. Allora diventi di nuovo quella ragazzina incapace di far uscire una parola che non sia solamente banale. E senti di nuovo quella sofferenza nel stare con persone invece apertissime in un mondo, quello della moda, dove certo non se ne incontra molta di timidezza.
Poi però torni nel tuo ambiente e ti senti di nuova sicura.
Inizi a viaggiare sola mettendoti di nuovo alla prova e spingendoti sempre più in là in itinerari avventurosi. Non hai ovviamente problemi a stare da sola ed in silenzio per giorni interi, ma impari ad aprirti con le persone che incontri lungo il cammino, soprattutto in quel Oriente che non sai ancora diventerà di casa per te. Da ogni viaggio ritorni fortificata e con l’autostima rinforzata.
Poi incontri una persona che la timidezza non sa nemmeno cosa sia. E’ il tuo opposto caratterialmente. L’unica cosa che avete in comune è la cocciutaggine e la caparbietà. Eppure vi incontrate in una terra di mezzo e presto il cammino diventa un cammino comune.
Un’offerta di lavoro all’estero per lui e la decisione che vai anche tu, lasci il lavoro e le tue certezze per seguirlo fino in Cina. In quella nuova dimensione la tua timidezza se ne deve andare e lo fa con incredibile naturalezza. Ogni contatto sociale è prezioso e lo diventa anche per te che sai stare da sola.
L’espatrio, che poi diventano gli espatri, ti cambiano, forse definitivamente. La timidezza risalta fuori solo quando devi parlare in inglese, ma solo perché non sei padrona della lingua. Con i tuoi connazionali, anche appena conosciuti, sei quasi logorroica da tanto che parli.
Poi le tue Amiche di Fuso decidono di registrare dei video per farci conoscere meglio dalle tante persone che ci seguono e tu dici no con decisione, che non ce la puoi proprio fare. Ti sembra impossibile poter stare davanti ad una telecamera a raccontarti. Poi Aldo del sito Italiansinfuga chiede di poter intervistare alcune voci del gruppo e salta fuori il tuo nome perché altre lo hanno già fatto per il loro blog personale. A quel punto ti spiace tirarti indietro ancora una volta e dici che ci proverai. Nell’ora precedente alla video chiamata sei in preda all’ansia più totale poi, magicamente, appena inizi a rispondere alle domande sulla tua vita all’estero, ti viene tutto naturale e parli senza problemi. Anche lungamente.
Ti riguardi solo diversi giorni dopo che l’intervista viene pubblicata e solo perché tuo marito te la mette davanti.
E non puoi che stupirti davanti a quella donna che parla con naturalezza e tranquillità raccontando la sua vita. E non puoi che provare tenerezza per quella bambina e ragazzina che sei stata, incapace di dire una sola parola per ore anche se in compagnia di altre persone. E non puoi che essere felice del percorso di vita che hai fatto che ti ha insegnato a tirarla fuori quella voce. Perché è un gran peccato avere la mente piena di idee, pensieri e opinioni e non avere forza e coraggio di farli uscire dalla bocca.
Se volete conoscermi un po’ di più su Italiansinfuga trovate la mia video-intervista. Grazie ad Aldo che è nato per mettere a suo agio le persone.
13 thoughts on “Di timidezza e video interviste”
Mi ricordo la vergogna del respirare, trattenevo il fiato e cercavo di calmarmi. Ho tante foto con I Capelli davanti alla faccia per proteggermi.
Se mi chiedi ancora adesso ti dico che son timida Anche se non si direbbe proprio per niente. :*
In quel l’intervista non poteva mancare la tua voce.
Un abbraccio!!
Fra timidi ci si capisce bene! Bhè timidi dentro si rimane sempre!
Brave ragazze, complimenti!!!
Grazie!
Purtroppo anch’io conosco bene cosa significa essere timidi, insicuri, non riuscire a tirar fuori la voce per dire ciò che pensi. Piano piano, con il tempo ho imparato a combatterla è da quando vivo la vita da ecpat è completamente sparita. Poi ho pure conosciuto Mimma….
Mi sa che io e te abbiamo un percorso di timidezza simile!! Mi manca però di conoscere Mimma dal vivo!
Ho appena guardato la tua intervista tutta d’un fiato… Bellissima, è bravissima. Ma soprattutto dolcissima! Complimenti!
Grazie cara Claudia!
Sei proprio carina e se e’ per la timidezza che anche tu come me parli a raffica, non e’ cosi evidente come tu sai perche’ ci sei passata e l’hai dovuta gestire.
Vederti senza maniche mentre qui adesso e’ inverno mi ha fatto venire una gran voglia di trasferirmi da quelle parti, che bello una vita senza inverno! E comunque sentirti raccontare tante disavventure del tuo espatrio ha confermato ancora una volta che sei proprio coraggiosa e molto tenace, tuo marito dovrebbe essere davvero felicissimo di averti accanto a sostenerlo in tutti i suoi spostamenti, grande Federica!
Cara Serena, grazie!
In effetti sono diventata piuttosto logorroica!
Ti devo confessare che non avere stagioni scombussola un po’ ed anche del caldo tutto l’anno ci si stanca. Io sogno il freschino primaverile e autunnale. Ecco, l’inverno non mi manca! Forse solo una bella nevicata da poter guardare da dietro le finestre 🙂
Che bella chiacchierata! Bello sentire anche la tua voce, il tuo accento, vedere come ti muovi….
Grazie!
un abbraccio!
ma che intervista lunga.. sei stata bravissima!!!! 🙂
non so se tu ne abbia già parlato sul blog.. se si, allora mi ero persa l’incredibile storia del cane e della zanzara. Mi hai fatto davvero emozionare, caspita. E pure quando parli della tua supermamma pronta ad aiutarti in 24h, quando stavi male..
Insomma lo dico sempre che, nonostante alcune difficoltà, il mio sia un espatrio ‘facile’ 😉