“Mallorca: lettera dal futuro” del blog “Donne che emigrano all’estero” dal mondo
L’autrice scrive alla sé stessa del passato, quella che aveva timore di fare la scelta sbagliata andandosene all’estero. Le dice che invece andrà tutto bene, pur affrontando delle difficoltà, perché imparerà tante nuove cose che la faranno crescere. Scrive:
“Cara me del passato,
quando emigrerai, ti innamorerai, non di qualcuno in particolare ma ti innamorerai della vita.
Ti innamorerai del cielo e dei suoi mille colori, dal rosa dell’alba all’arancione del tramonto, e dell azzurro di un cielo senza nuvole a mezzogiorno e non ti peserà qualche nuvoletta di pioggia che passa ogni tanto.”
“Dal Congo: Cristina” del blog “Amiche di Fuso
L’autrice ci racconta come è riuscita a riprendere in mano la propria vita anche dopo essersi trasferita in un paese difficile come il Congo a seguito del marito. Godendosi il tempo che le veniva concesso che ha capito essere prezioso e re-inventandosi in altri lavori. Scrive:
“In questi momenti penso che sì, vivere in un Paese del terzo mondo non è facile, ci sono centinaia di posti migliori in cui sarei potuta capitare ma, in fondo, va bene così. Perchè questa esperienza mi sta insegnando tanto e quando, trascorsi due anni, lascerò il Congo, credo sarò una persona un pochino diversa, forse più positiva, più aperta, con meno pregiudizi.”
“Dire grazie e dire scusa” del blog “Giappone Mon Amour” dal Giappone
L’autrice, partendo dal gesto di una vecchietta per strada nei confronti suoi e di suo figlio, ci spiega come, in Giappone, la parola grazie abbia un significato molto vicino alla parola scusa. Perché i Giapponesi sanno che quasi sempre il ricevere costituisce una privazione, di tempo, energia o denaro, per chi dà. Scrive:
“È un grazie che, come quasi sempre accade nella lingua giapponese, si mischia al sentimento del perdono, perchè questo popolo è consapevole di come spesso ciò che si riceve, sottrae qualcosa a chi lo dà.
“Grazie” e “Scusa” sono due espressioni che nel Sol Levante si tengono per mano.”
“Sogno rivelatore al Fake Market di Shanghai” del blog “Donne che emigrano all’estero”
L’autrice ci racconta, come fosse reale, di un sogno fatto due anni prima ambientato in un famoso mercato di Shanghai, che terminava con una frase di un venditore cinese che avrebbe poi assunto per lei un significato speciale e propiziatorio. Scrive:
“Il mio sogno si è concluso così, una mattina di due anni fa. Da quel giorno ho cambiato molte volte idea, ho disfatto e ricostruito tanti progetti, ho abitato in diverse città e visto un po’ di mondo. Ciò nonostante, oggi fuori dalla mia finestra c’è Shanghai, immensa, caotica e meravigliosamente unica. Sono capitata in quel Fake Market proprio questa mattina e ho non ho potuto fare a meno di sorridere tra me e me ripensando al commerciante di tè, alle coincidenze e ai sogni.”
“Di Babbo Natale e Gesù” del blog “Non si sa mai” dal Texas
L’autrice ci racconta di alcuni episodi che le sono successi ultimamente in cui, pur avendo selezionato e ristretto il cerchio delle persone che frequenta la sua famiglia, si è trovata in imbarazzo a dover parlare di certi argomenti con una persona che fino a quel momento aveva ritenuto carina e piacevole. La quale ha considerato tabù questi argomenti e le ha fatto chiaramente capire di considerarla strana perché ne parlava. Si chiede quindi fino a che punto si può esprimere la propria opinione in un dialogo costruttivo, che valore si può dare ad un’amicizia quando non ci si può esprimere liberamente? Scrive:
“Ma poi cosa fai quando quelli che grossomodo la pensano come te sono una sparuta minoranza? Rimani da solo? Stai nel tuo brodo? E poi che gusto c’e’ a circondarsi solo di chi conferma il tuo punto di vista, senza mai uno spunto nuovo? Chiaramente ognuno ha le sue idee qui in Europa e ovunque, ma fino a che punto le divergenze sono sane e accettabili?”
“Nessuna storia è inutile” del blog “Diario dal mondo” dall’Australia
L’autrice ci racconta che un’amica sta soffrendo terribilmente per una storia sentimentale finita e questo è l’occasione per un tuffo nei ricordi tornando alla sua storia finita male. Che l’ha fatta soffrire molto, ma che è stata anche un’occasione per crescere ed andare avanti. Scrive:
“Insomma, a te che hai il cuore spezzato adesso e mi chiedi come andare avanti, la mia risposta non può che essere “giorno per giorno”. Ogni giorno farà meno male del precedente. Ogni giorno sarà meno faticoso alzarsi e meno un sollievo andare a letto. Ogni giorno il sole splenderà un po’ più forte e il buio si ritirerà negli angoli del tuo cuore. La terra tornerà a girare sul suo asse e non più intorno a lui.”
“Ancora in piedi” del blog “Donne che emigrano all’estero” dal mondo
L’autrice ci spiega come, pur abitando in una città sogno come Barcellona, spesso sia stata investita da una nostalgia di casa talmente forte da farla vacillare nella sua scelta di espatrio. Ora sta meglio, ma sa che un po’ ci dovrà sempre convivere con quel sentimento così difficile da gestire. Scrive:
“So che quel sentimento di nostalgia è dietro l’angolo, so che non sono ancora in salvo, ma dopotutto fa parte di me, dell’essere expat e dell’essere “Alive”. Ho vinto una volta e continuerò a farlo. Questa volta al mio fianco non avrò solo famiglia e amici, ma anche una persona che proprio un anno e mezzo fa mi ha teso la mano vedendomi schiacciata in quell’angolino e mi ha tirata a sé, decidendo che da quel momento in poi avremmo camminato insieme verso quella che adesso è la nostra storia.”
“Calci nello stomaco” del blog “Good morning Houston” dal Texas
L’autrice ha appena saputo che dovrà tornare in Italia, dopo solo 11 mesi di espatrio, perché l’azienda del marito deve ridurre il personale. È stata una notizia improvvisa che l’ha gettata nello sconforto perché lei credeva molto in quel trasferimento e nel fatto che lì sarebbe stata possibile una nuova vita lavorativa anche per lei. Scrive:
“Qui, in questa città non bella, ci piace vivere e avremmo voluto viverci finché ce ne avessero dato la possibilità. Noi due, i nostri tempi, i nostri spazi, i nostri progetti.
Perché é una sensazione che ti dà alla testa come una droga, quell’aria di POTER FARE che ti riempie i polmoni qui.”
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