Esattamente un anno fa , io ed i bimbi arrivavamo in Italia. Dopo quasi 3 anni in Thailandia, dopo un anno che non tornavamo a casa.
Mi sembra impossibile che sia già passato un anno, sembra davvero ieri. Eppure tanto è successo da allora.
Ho riletto ora quello che scrissi prima di partire. Da quelle parole traspariva voglia di tornare, ma anche timori per l’adattamento dei bimbi. Per il grande temevo per il cambiamento scolastico dato che si sarebbe trovato a vivere una realtà completamente diversa. Fatta da una cattedra per la maestra ed un banco dove rimanere seduto per ore ed una didattica in parte molto diversa.
Non posso negare che le difficoltà ci siano state. Non è stato facile per lui stare fermo a lungo e dover recuperare 2 anni di grammatica italiana ed in contemporanea andare avanti con il programma di terza. Con soddisfazione però devo dire che ce l’ha fatta e ci ha anche meravigliato con un paio di incredibili 9 nelle verifiche di grammatica. Grazie soprattutto al fatto che, in casa, in Thailandia abbiamo continuato a parlare italiano e lui ha sempre dimostrato grande duttilità a passare da inglese a italiano e viceversa senza problemi. Questo, unito ad una sua intelligenza molto intuitiva, ha contribuito a fargli recuperare due anni in pochi mesi.
Ha avuto di contro ed inaspettatamente più difficoltà in matematica, nonostante sia da sempre la sua materia preferita e nonostante abbia una velocità di calcolo sorprendente perché nel sistema inglese della sua scuola, almeno nei primi due anni, non insegnano le operazioni in colonna, ma abituano i bimbi ad arrivare al risultato a mente e con la logica. Probabilmente questo non è del tutto criticabile, ma lui si è dovuto scontrare con un sistema dove sapere le operazioni in colonna in terza è indispensabile. Trovarsi ad essere in difficoltà proprio dove si sentiva più forte l’ha demoralizzato ed, ancora oggi, si esercita sulle operazioni molto malvolentieri.
Eppure, se mi volto indietro, non sono state queste le difficoltà maggiori quanto piuttosto non sentirsi troppo accolto nella sua nuova classe. Abituato nella scuola internazionale dove i bambini vanno e vengono in continuazione e sono molto abituati ad avere sempre nuovi compagni di classe, non si aspettava di doversi conquistare un suo spazio con difficoltà. Si è scontrato con le dinamiche di gruppo che non conosceva e non è stato semplice. Come dice mio marito, forse è anche giusto conoscere e sapersi adattare ad ambienti diversi. Non rimanere sempre nell’ovatta. Però, da madre, certe cose gliele avrei evitate volentieri. Anche se anche lui si è dato da fare, probabilmente per reazione, per rendere le cose più difficili.
Ora la scuola è finita e lui ha un atteggiamento più sereno. L’anno prossimo speriamo di partire con il piede giusto.
Il piccolo ha trovato invece un ambiente più sereno e positivo e ho ringraziato la sorte ogni giorno per questo. Perché i timori che avevo per lui prima di tornare era enormemente inferiori rispetto a quello che poi è successo. Se me l’avessero detto prima forse non sarei tornata.
Mi ripeto quotidianamente che ci sono cose assai peggiori e che, prima o poi, sarà tutto superato. Ma la realtà è che, 365 giorni dopo, lui non ha recuperato la serenità che aveva prima. L’umore è in costante miglioramento. Ha vissuto anche tanti giorni felici, trovato nuovi amici, assimilato abitudini ed imparato ad amare questa casa. Ha scoperto e vissuto l’affetto dei nonni che hanno cercato di essere il più presente possibile. Abbiamo fatto quasi 8 mesi di psicoterapia. Ci siamo scervellati nel pensare e fare tutto ciò che poteva dargli felicità. Spesso faticando a trovare un equilibrio fra il dargli abbastanza ed il dargli troppo.
Ma evidentemente tutto ciò ancora non è sufficiente e lui continua a trattenere quello che è in suo potere.
Ho dovuto fare l’abitudine a vederlo interrompersi in continuazione, qualsiasi cosa stesse facendo, per combattere lo stimolo, ho dovuto imparare a rimanere indifferente a vederlo tremare nello sforzo perché continuate a trattenere le lacrime non era l’atteggiamento più positivo per lui. A gestire il suo ed il nostro imbarazzo quando capitava al di fuori della cerchia affettiva. Ho dovuto trovare la pazienza di gestire la cosa dal punto di vista pratico.
365 giorni sono tanti.
E si ha paura che tutto ciò possa diventare per lui la normalità.
Ora ci sono le vacanze. Presto io ed i bimbi andremo al mare dai nonni e la mia preoccupazione è in quei 10 giorni di lontananza dal papà perché lui gli è legatissimo. So che i nonni faranno di tutto per non fargli sentire la mancanza e spero che, insieme, riusciremo a mantenerlo sereno.
Poi ci sarà del tempo per la nostra famiglia. Noi 4 insieme in vacanza, situazione che in passato ha giovato molto su di lui. Su quelle settimane contiamo tanto affinché lui si sblocchi finalmente. Ci speriamo davvero.
Tutto ciò ha ovviamente influito molto su questo primo anno in Italia. Insieme ad un impegno professionale notevole per mio marito che ha dovuto fare i salti mortali per non togliere troppo tempo a noi. Grazie a questo ho però anche la grande fortuna di non dover lavorare e poter stare vicino ai bimbi senza ricorrere a persone estranee che si occupino di loro. Anche se, a volte, preferirei dover uscire di casa per lavorare e staccare un po’ con la testa.
Per il resto, l’inverno dopo 3 anni di caldo non è stato difficile da affrontare, complice anche una stagione mite.
È stato forse più faticoso rinunciare ai weekend più rilassati di cui godevamo in Thai per i continui impegni dei bimbi qui in Italia. Fra compleanni, catechismo, impegni sportivi del grande che ha iniziato a giocare a calcio, abbiamo avuto veramente pochi weekend da gestire come più volevamo. L’abbiamo fatto ovviamente per l’integrazione dei bimbi, ma a lungo andare è stato stancante. Eravamo abituati a gestire il nostro weekend come volevamo senza tanti impegni prefissati. Seguendo il ritmo ed il bisogno del momento.
Anche le vacanze scolastiche più distribuite durante l’anno in occasione delle varie festività thai ci concedevano più tempo per viaggiare rispetto a quanto abbiamo fatto quest’anno. Sempre anche a causa dei weekend tutti impegnati. Paradossalmente poi, ci sentivamo più sereni a viaggiare in Oriente che a prendere aerei ora per viaggiare in questa Europa impazzita.
Stanotte, complice una brutta nottata per il piccolo di casa, ho versato molte lacrime sull’onda delle notizie che arrivavano da Nizza. Così vicina. Così incredibile quello che è successo. Si ha addosso questa sensazione che potrebbe succedere a chiunque ed ovunque. Ci si sente così fragili ed impotenti.
E, di fronte a questo, tutto quello che ho scritto passa in secondo piano. Cerco di stringermi ai miei bimbi e provo ad essere grata per quello che ho anche se non è in tutto uguale a quello che vorrei.
Ho comunque tanto di più rispetto a molti…
8 thoughts on “Un anno dopo il nostro ritorno dalla Thailandia”
Spero anch’io per voi che tutto continui a migliorare. È veramente passato molto velocemente questo anno! Buone vacanze!
Grazie!
Buone vacanze anche a te!
Federica, questo post l’ ho sentito tanto dentro di me. Come madre non posso che esserti vicina. So quanto sia destabilizzante emotivamente e praticamente la mancanza di serenità di un figlio. Mi riconosco in quel senso di colpa, quel pensare continuamente che la scelta presa pesi troppo sulle spalle dei nostri figli. Hai detto una cosa che ho scoperto nell’ultimo anno, stando lontana. La libertà di viversi il tempo con spontaneità e in famiglia, spesso soli, solo noi. E’ vero che in Italia non troverebbe più tanto spazio questa nuova unica meravigliosa abitudine. Ti auguro di tornare presto alla serenità che tu e i tuoi bambini meritate!!
È vero, stando lontani da tutti, pur sentendo la mancanza degli affetti rimasti a casa, si diventa più uniti nella nostra piccola cerchia famigliare. Ci si sorregge, si diventa più complici, si vivono meglio i propri ritmi e desideri.
Grazie del tuo augurio!
Caspita, un anno… è vero!
Mi ricordo benissimo quando sei arrivata e tutte le sensazioni iniziali… ma non avevo realizzato fosse già passato un anno.
E quindi, sì hai ragione a sentirti malinconica per via del piccolo che ancora vive questo disagio interiore. Ma hai avuto lo stesso mio pensiero riguardo a ridimensionare i problemi personali, guardandoli da una prospettiva diversa… Eh sì ..inevitabilmente..tutto passa in secondo piano.
Comunque sono sicura (o spero tanto!) che D. andrà molto meglio l’anno prossimo. Un po’ tutti andremo meglio, va’… mi ci metto anch’io 😉
Grazie! Sai che anche a me da un certo punto di vista non sembra passato un anno, da un altro invece sono stati giorni eterni.
Speriamo tutti nelle vacanze e nella ripresa da settembre allora!
Un abbraccio
Non è mai facile…tanto di cappello per il vostro coraggio! In bocca al lupo per tutto… 🙂
Grazie di cuore e…crepi il lupo!
Di coraggio ne avete anche voi…come sta andando??