Ecco una nuova selezione dei post più belli dal mondo expat. Una selezione oggi ricca di post interessanti. Come sempre in ordine di uscita:
“Sopravvivere alla nostalgia” del blog “Sopravvivere in India” dall’India
Un post velato di ironia, ma anche di rammarico, per non riuscire a spiegare ai propri compaesani in Italia cosa sia vivere da expat in India. Ed anche di nostalgia, nonostante tutto, per il proprio paese. Scrive:
“Come la spieghi quella nostalgia che ti prende quando guardi una foto e sai di essere distante? E non solo nel tempo ma anche nello spazio.[…]
Come la spieghi quella sensazione, quando sai di appartenere ad un posto magnifico e nessuno lo valorizza.
Come lo spieghi?”
“Le parole sono importanti” del blog “Flying Swallow” da Londra
Un post bello e profondo sulle parole. Che sono sempre state importanti per l’autrice e che è riuscita piano piano a canalizzare, una dopo l’altra, per creare qualcosa. Le parole scritte, dette o ascoltate. Tutte ugualmente importanti. Scrive:
“Perché forse ho creduto, da sempre, che le parole fossero veramente qualcosa di importante.
Tutte quante.
Quelle che ringiovaniscono lo spirito per quanto appaiano fresche.
Quelle che ti attribuiscono responsabilità, perché certe volte occorrono parole perché tu ti senta finalmente addosso il peso dei tuoi doveri.
Quelle che ti accarezzano, come un soffio di vento primaverile.
“Seek and ye shall find” del blog “Moonily yours, Serena” dall’Irlanda
Un post molto bello dove l’autrice ci racconta come ha deciso di lasciare l’Italia per seguire quel sogno di vivere altrove che le si era insinuato dentro durante l’esperienza dell’Erasmus in Irlanda. E di come per lo stesso motivo ha anche cambiato città una volta lì. Perché non si sentiva ancora nel posto giusto. Scrive:
“Finché non mi sono sentita talmente stanca e oppressa dai limiti della mia casa, di quella città, del mio paese, dell’università, delle aspettative che non sono mai le tue, e dai paragoni con chi è sempre meglio di te.”
“In viaggio” del blog “Migola” dagli USA
Un piccolo post doloroso in cui l’autrice ci spiega come faccia ancora male la morte dei genitori a anni di distanza. E di come la loro mancanza scavi dentro di lei. Scrive:
“Quando perdiamo qualcuno che amiamo questa mancanza scava, come una piccola talpa, piccole gallerie nel nostro cuore. Lei lavora in silenzio, scava, toglie materiale, indebolisce il terreno e poi, improvvisamente, esce a prendere aria. Improvvisamente si forma una montagnola di terra, il segno tangibile di tutto il lavoro nascosto.”
“L’accumularsi di oggetti che parlano solo a noi” del blog “I Cerruti in India si trasferiscono negli States” dalla California
Una casa vicina che brucia e l’ennesimo trasloco, sono motivo di riflessione su quante cose accumuliamo e conserviamo nel tempo. Cose senza un valore economico, ma così preziose per noi. Scrive:
“In 20 anni di vita, nonostante ormai quasi sette traslochi al mio attivo, occasione ghiotta per alleggerire la casa, ne ho di cose importanti che si sono accumulate, ricordi di bambine in crescita, di viaggi esotici, di giornate al parco, di incontri memorabili. Mi piace trascinarmele dietro, è un po’ come portarmi dietro tutto il groviglio di piccole radici che ho lasciato crescere in ogni dove, è un po´ come un promemoria del nostro vissuto, tangibile.”
“Chissà come fanno, quelli che non hanno i chilometri” del blog “Virginiamanda” dall’Australia
Un bel post in cui l’autrice ci racconta come sia stato importante, e continui ad esserlo, aver messo dei chilometri fra lei ed i suoi affetti. Per imparare ad abbracciarli e a dir loro quanto ci tiene senza rimandare mai. E perché anche loro l’aiutano a rimettere le sue scelte nelle giuste prospettive. Scrive:
“Tornare in Italia, parlare con la mia famiglia e con i miei amici, mi aiuta a volere più bene alle cose che faccio quando torno.
Mi aiuta a mettere le cose nel giusto ordine, a non credermi una divinità ma neanche in balia degli eventi.”
“Barcellona, un anno e un bilancio” del blog “Donne che emigrano all’estero” dal mondo
Un post molto bello in cui l’autrice ci fa un bilancio del suo primo anno da espatriata a Barcellona. Un anno pieno e stimolante, anche un po’ difficile, ma assolutamente da ripetere e da suggerire a chiunque non si senta bene dove sta. Scrive:
“Prendete una valigia rossa, rigida, grande e metteteci tutto il coraggio di cui siete capaci, l’amore in qualunque forma e colore lo abbiate, la pazienza e la paura, la bellezza e la libertà.
Peserà tanto, forse vi faranno pagare il supplemento al check-in, forse farà freddo tante, tantissime volte e non capirete perché costa tanto che arrivi l’estate. Ma sono pur sempre 12 mesi e 365 giorni, prima o poi arriva. Arriva, fidatevi.”
Per oggi ho finito, buona lettura!