Ecco una nuova selezione dei post più belli dall’estero dei Blog Italiani nel Mondo. Come sempre in ordine di uscita:
“Come si fa a dire addio” del blog “Donne che emigrano all’estero” dal mondo
Un post interessante in cui l’autrice analizza quanto sia diverso emigrare e dire addio ora rispetto al passato quando non c’era la tecnologia. Se da una parte questa ci aiuta a sentire più vicini i nostri affetti, dall’altra non ci permette però mai di elaborare la lontananza e la perdita di ciò che si è lasciato. Scrive:
“Sì perché ogni lutto ha il suo periodo di elaborazione e poi si va avanti, si continua su una nuova strada, si serbano ricordi cari. Ma si dimentica anche, perché ricordare il suono della voce della propria madre fa male, quando non la si può più sentire ogni giorno.
I mezzi di comunicazione moderni ci hanno tolto il diritto ad elaborare questo lutto, consentendoci di vivere in una specie di limbo emozionale: ci vediamo sugli schermi di computer, tablet e telefoni cellulari.”
“L’educazione tedesca” del blog “Nietzsche che dice Bochum” dalla Germania
Un post scritto in chiave ironica, ma che di ironico ha ben poco. Sulla decisione di alcune scuole tedesche di far indossare ai bimbi iperattivi dei giubboni pieni di sabbia per limitarne il movimento a scuola. Ecco un estratto di un dialogo immaginario fra i genitori e l’insegnante:
“”Ma…non sarà imbarazzante?” balbetta Heike, bianca in volto. “Non dica sciocchezze!” perde le staffe Frau Runkerschlager “Questa giacchetta è fatta proprio per evitare l’imbarazzo. Per bambini come Dietmar l’alternativa sarebbe lasciarli correre. O dargli una pacca sulla spalla per incoraggiamento. O abbracciarli. Immaginate che imbarazzo per un bambino essere ABBRACCIATO davanti a tutti gli altri? Lo prenderanno per una pappamolla. La giacchetta è molto più discreta”.”
“Tre anni all’estero: l’effetto farfalla e il flusso di energie” del blog “Donne che emigrano all’estero” dal mondo
L’autrice ci racconta la sua esperienza di espatrio. Le motivazioni che le hanno fatto decidere di lasciare l’Italia per Londra e poi Londra per la Spagna. Alla ricerca di un miglioramento continuo. Non solo lavorativo, ma anche di qualità della vita. Scrive:
“A volte credo che la mia fortuna sia non essere stata fortunata.
Non aver avuto nessuno che potesse aiutarmi nelle mie scelte e avventure ha reso tutto più complicato ma, allo stesso tempo, mi ha fortificato: ogni esperienza è stata per me una sfida, me la sono sudata e credendo in me stessa ho gustato il sapore della vittoria.
In questi anni, ho superato i miei limiti e le mie paure, io, che a Milano non prendevo neanche un autobus a mezzogiorno, ho girato sola per mezza Europa e per qualche città giapponese.”
“Ritornare in Italia, per un attimo. Oppure no” del blog “Amiche di fuso” dal mondo
L’autrice si trova a dover vivere per un mese a Milano, nonostante sia espatriata in Angola. A Milano c’è casa sua dove non vive da tempo e dove, riflettendoci tornando in Africa, ora non tornerebbe a vivere. Scrive:
Le lenzuola sono nuovamente stese sui mobili, anche se la polvere, sotto, ci passa lo stesso. Io sono di nuovo qui sotto il condizionatore del mio soggiorno angolano.
E ti penso con affetto, Milano. Ma, per ora, non ho nostalgia di te.”
Per oggi ho finito, buona lettura!