Come ho anticipato nella prima parte del mio racconto, il meteo è stato tutt’altro che clemente con noi, regalandoci interi giorni di pioggia e nuvole. Ne abbiamo così approfittato per visitare l’isola in auto, scendendo appena ci fosse possibile. Un escursione piacevole da fare è quella ai villaggi dei pescatori. Il più famoso è quello di Ban Bang Bao e questo l’ha trasformato in un luogo piuttosto turistico dove gli abitanti più che alla pesca sono ormai dediti a tutt’altre attività commerciali: ristoranti, negozi di souvenir e barche per turismo.
Rimane però una passeggiata piacevole da fare. Il piccolo villaggio si trova a sud-ovest dell’isola ed è letteralmente sul mare in quanto è composto solo da case-palafitte trasformate per lo più in case-botteghe e ristoranti. Sono quasi tutte costruite con il legno e sono spesso colorate. Le palafitte sono tutte collegate fra di loro tramite delle passerelle di legno.
La principale, da cui di diramano tutte le altre, conduce al piccolo molo. Qui si possono vedere alcune case più modeste appartenenti a chi è ancora dedito alla pesca.
Al molo sono attraccati barconi per i sub, piccole imbarcazioni per giri turistici e poche barche per la pesca. Sono tutte colorate come sono usualmente le imbarcazioni thailandesi e decorate con talismani, corone di fiori e nastri colorati a fine propiziatorio, come vi ho già raccontato qui.
Alla fine del molo c’è un piccolo faro bianco.
Da qui si gode un bel panorama della costa frastagliata e ricoperta interamente dalla foresta.
Il secondo villaggio che abbiamo visitato è quello di Ban Salak Phet che si trova a sud-est dell’isola ed è in linea d’aria molto vicino al precedente. L’unica strada dell’isola, che percorre gran parte della costa di Koh Chang, si interrompe proprio a sud, solo per pochi chilometri. Sulla mappa era segnata tratteggiata e così, avendo noi un’auto adatta, abbiamo provato a percorrere la stretta stradina che ci siamo trovati davanti, letteralmente “strappata” alla foresta. Dopo pochi metri abbiamo trovato buche profonde ed abbiamo saggiamente deciso di tornare indietro in retromarcia perché la vegetazione partiva praticamente dalla strada e non c’era alcuno spazio per fare manovra. Poi documentandomi su internet ho visto immagini della strada completamente crollata in certi tratti. Quindi per raggiungere una località da lì così vicina, occorre fare tutto il giro dell’isola. La parte orientale dell’isola è completamente diversa da quella occidentale. Non essendoci spiagge i turisti sono praticamente assenti così come i resort. Ce n’è solo qualcuno immerso nella foresta dove le attività promosse sono riposo e meditazione. Il paesaggio è a tratti selvaggio e ricoperto da foreste di mangrovie, a tratti addomesticato dall’uomo e coltivato a palme da cocco e alberi della gomma. Poco prima di arrivare al villaggio di Ban Salak Phet ci si imbatte in un bellissimo tempio costruito in onore del re Rama V ( 1853/1910 ) in seguito alla visita che fece nell’isola.
Arrivando al villaggio, soprattutto sotto la pioggia, l’atmosfera è molto diversa da quella di Ban Bang Bao. Le casette, sempre palafitte sul mare, sono molto più modeste e dimesse. C’è un caos incredibile ovunque di cose accatastate.
Quasi stonano i molti vasi di piante fiorite che ci sono lungo la strada. Percorrendo un paio di passerelle fra le case, dalle finestre aperte vediamo scene di vita quotidiana. Molti uomini, nonostante sia quasi l’ora di pranzo, stanno dormendo, forse perché piove, forse perché hanno pescato al mattino presto. I bambini corrono dentro e fuori casa nonostante la pioggia guardandoci incuriositi, una bimba ci saluta con calore e ci segue per un po’, alcuni piccoli dormono sui materassi rigorosamente appoggiati a terra. Da queste parti i letti non vengono usati. Le donne sono sedute sul pavimento chi a pulire verdura, chi a parlare con la vicina. C’è qualche ristorante, ma nel complesso non si può certo dire che sia un posto turistico.
Probabilmente sotto il sole mi sarebbe anche piaciuto perché amo i posti non turistici dove si può cogliere la vita reale delle persone, sotto la pioggia invece faceva scendere un po’ di malinconia.
Anche se non sembra, la comunità di Ban Salk Phet è la più antica e numerosa dell’isola ed è praticamente tutta dedita alla pesca costiera. Le acque di Koh Chang infatti nascondono una vasta barriera corallina ricca di pesci.
Il tour in auto dell’isola è finito.
Presto l’ultima parte del viaggio con un escursione nella foresta vergine!