Qualche settimana fa ho avuto il colloquio alla scuola dei miei bimbi. Ve ne voglio parlare perché quello previsto per il secondo trimestre è un colloquio speciale. Non avviene infatti classicamente fra genitore ed insegnante, ma è presente anche lo studente. Anzi, è proprio lui che conduce l’incontro! Infatti questo tipo di colloquio viene chiamato “Student-led conference”, incontro guidato dallo studente.
Voglio tradurvi qui parte della lettera che ci ha annunciato il colloquio perché trovo ci siano degli spunti importanti.
Cosa è una “student-led conferences”?
E’ una discussione o spiegazione sui vari aspetti che lo studente sta apprendendo guidata da lui stesso. Il ruolo dell’insegnante è di prepararlo prima, ma il giorno del colloquio lo studente agirà in maniera indipendente e spiegherà ai genitori ciò che ha appreso nelle varie aree.
Perché una “student-led conferences”?
Perché incoraggia e motiva il bambino a:
- assumere un ruolo attivo nel suo apprendimento
- raggiungere la padronanza e la responsabilità per il suo lavoro
- vedere i progressi e lo sviluppo nel tempo
- diventare più consapevole del suo processo di apprendimento
Tuo figlio ha lavorato molto per prepararsi a questo incontro, ha scelto degli esempi di lavoro delle varie aree da mostrarti, ha analizzato i suoi punti di forza e debolezza e scelto gli obiettivi da raggiungere nei prossimi mesi.
Riassumendo il concetto più importante, si ritiene fondamentale che il bambino diventi protagonista del processo di apprendimento, che non lo viva come una cosa imposta per forza, ma sia partecipe ed entusiasta. Trovo che sia una cosa bellissima!
Personalmente non ho mai avuto particolari problemi a scuola, ma ricordo ancora quel leggero stato d’ansia che precedeva l’andare a scuola di mia madre per il colloquio con l’insegnante, ansia che diventava anche panico per certi miei compagni maschi, classicamente turbolenti e poco volenterosi.
Mio figlio, 7 anni, ha iniziato a parlarmi con entusiasmo del colloquio già un mese prima, assolutamente felice di potermi mostrare i suoi lavori e le cose imparate. Mano a mano che si avvicinavano i giorni cresceva la sua eccitazione e continuava a ripetermi di non dimenticarmi dell’appuntamento.
Io ricordo l’attesa a casa o fuori dalla classe guardando quella porta chiusa, mentre mia madre era a colloquio per quei 10 minuti o poco più. Sono entrata invece nella classe di mio figlio letteralmente trascinata per mano da lui. Abbiamo passato lì una bellissima ora insieme in cui con entusiasmo mi ha mostrato tutto ciò che aveva fatto in quel trimestre.
Alcuni erano lavori già fatti mentre per altri mi ha fatto una dimostrazione seduta stante. Per esempio, dato che fra le unità affrontate c’era “Come nasce una storia” in concomitanza con l’interessantissima “Settimana del libro”, mi ha mostrato come costruiva il proprio racconto, usando del materiale preparato in precedenza con l’insegnante. Su un cubo, con il disegno di un personaggio su ogni faccia, sceglieva il protagonista. Poi fra dei pannelli/sfondi sceglieva l’ambientazione preferita, inventava un titolo e mi narrava un inizio, un avvenimento importante ed un finale.
Oppure, all’interno dell’Unità di Scienze, mi ha dimostrato come costruire un piccolo circuito elettrico e quali materiali sono trasmettitori di corrente o no, inserendo all’interno di esso pezzetti di carta, di vari metalli e di legno e facendomi vedere con quali di essi la lampadina continuava ad accendersi.
Oltre a queste, c’erano anche altre postazioni per le varie materie: Inglese, matematica, Thai, musica, informatica e ginnastica.
C’era, ovviamente, uno spazio dedicato all’incontro con l’insegnante che, davanti a mio figlio, mi ha parlato sia dei suoi progressi che delle sue carenze commentando il report inviato a casa la settimana prima. Gli ha poi chiesto di mostrarmi la parte di scheda denominata “Two Stars and a Wish” ( Due stelle e un desiderio) in cui aveva scritto, decidendoli lui stesso, quelli che ritiene essere i suoi due punti di forza e l’obiettivo da raggiungere nel trimestre seguente. Mio figlio ritiene di essere bravo in matematica a fare addizioni e moltiplicazioni e rapido a leggere. Il suo obiettivo è di migliorare nella calligrafia. Devo dire che è stato realistico!
Questo tipo di colloquio speciale è previsto per tutte le fasce di età, quindi appena finito con il grande, sono corsa alla classe della Nursery frequentata dal mio treenne!
Anche se ovviamente adattato ai più piccoli, il sistema era il medesimo. C’erano diverse postazioni ed il bimbo doveva mostrare al genitore le proprie abilità. Anche Diego, come il fratello, è stato felicissimo di mostrarmi i lavori fatti e di farmi vedere cosa era in grado di fare.
Ogni postazione corrispondeva ad un’area specifica: motricità fine, arte, letteratura, danza, educazione fisica.
Finita l’attività Diego poteva timbrare sulla sua scheda l’area corrispondente.
Il colloquio di Diego si è concluso con un bel momento di ballo di gruppo, bimbi, genitori ed insegnante, su una canzoncina imparata nel trimestre!
Come sempre quando scrivo della Scuola Internazionale che frequentano i miei bimbi e penso al confronto con la scuola italiana, cerco di non dimenticare che il confronto è fra privato e pubblico e quindi le risorse non possono essere paragonate. Anche riguardo a quest’esperienza del colloquio però non posso dire che sia una mera questione economica perché non penso che organizzare qualcosa del genere abbia un costo. Credo piuttosto che sia proprio il modello educativo che prevede un approccio molto diverso all’insegnamento ed alla formazione dell’individuo.
16 thoughts on “Alla scuola internazionale colloquio a tre: genitore, insegnante e alunno”
Molto interessante questo approccio! Inutile dire che mia figlia (scuola italiana e pubblica) è milioni di anni luce lontana dal poter solo sperare di avere un trattamento del genere! Ma questo post mi ha davvero illuminata…un metodo proporrò per il prossimo anno a scuola…. almeno ci provo 😉
Grazie <3
Credo non ci sia nulla di male a proporre, anzi! Temo che sempre più nella scuola italiana occorrerà essere sostenuti dalla volontà dei singoli interessati, genitori ed insegnanti che amano il loro lavoro.
Benvenuta qui!
Mi sembra un bellissimo approccio…ma io che ero polemica fin dall’infanzia mi sa che avrei passato il colloquio a contestare le cose negative dette su di me! 😀
Guarda non lo so perché, non so come facciano ad ottenerlo, ma in questa scuola i bimbi sembrano dare tutti il meglio di sé anche caratterialmente.
Anche mio figlio, che è nato contestatore, a scuola è sempre allegro, sorridente e propositivo! Ed ammette i suoi limiti senza problemi!
Davvero molto interessante!
Ma per un’ora anche l’insegnante è stata sempre con voi?
Qui con classi di trenta bambini sarebbe impossibile…
Siamo stati divisi a gruppetti e a fasce orarie. Quindi nell’ora a mia disposizione in classe c’erano anche altre due famiglie. Il maestro era sempre presente, ma il colloquio con lui era appunto diviso per i tre gruppi quindi circa 20 minuti per ciascuno. Nel resto del tempo erano proprio i bambini a condurre il genitore attraverso le varie attività.
Le classi sono comunque effettivamente molto più piccole e di solito mai con più di 20 bambini.
Tutto questo è MERAVIGLIOSO!!!! Se tutte le scuole potessero fare lo stesso senza essere rigidamente incasellate in schemi…i punti forti e i punti da migliorare mi sembrano la più bella lezione di autostima e conoscenza di se stessi oltre realismo! La mia bimba è il contrario del tuo 🙂 Con la matematica fa fatica ma la calligrafia è stupenda!
Vedo che la pensiamo uguale su quanto sia bello questo approccio educativo. Ed hai ragione, spesso per alcune cose non è tanto questione di fondi, ma proprio di volontà di rompere schemi ormai vecchi.
Piacerebbe molto anche a me avere una scuola come quella che descrivi! Dare al bambino la resposabilità e la libertà di raccontare la “sua” vita in classe e il “suo” specifico percorso ha un valore umano e didattico enorme.
I tuoi bambini sono sempre più belli 🙂
So che l’argomento scuola ti sta particolarmente a cuore…
Grazie e un abbraccio
Oddio che abisso con la scuola pubblica italiana, sinceramente non si può neanche fare un paragone 🙁
Purtroppo temo tu abbia ragione…
Questo tipo di colloqui è semplicemente meraviglioso! Ne avevo già sentito parlare da amiche che in Kuwait portavano i figli alla scuola internazionale. Purtroppo, nelle scuole che hanno frequentato e frequentano i miei figli non viene applicata questa tipologia di colloqui che trovo estremamente interessante e stimolante per il bambino.
Da mamma credo che mi sarei commossa a vedere con i miei occhi i miei figli compiere tutte queste attività.
Inutile dire che quella che stanno vivendo è un’esperienza grandiosa che si porteranno dentro tutta la vita.
Mi chiedevo proprio se fosse una consuetudine per le scuole con curriculum inglese o se fosse una cosa adottata solo da certe scuole.
Sul fatto che sia un’esperienza incredibile per i bambini non ci sono dubbi!
Accidenti, che consapevolezza… non so quanti bambini di 7 anni conosco che saprebbero indicare i loro punti di forza e debolezza!! Certo è che ovviamente dando ai bambini fiducia su queste cose, si ottengono i risultati…
Oh, avete il PYP anche voi?
Mi sembra di vedere il sistema che abbiamo qui (la nostra e’ considerata scuola bilingue che segue il Primary Years Program fino al grado ottavo, poi diventa scuola internazionale).
Come e’ implementata questa cosa e’, in un certo senso, molto d’effetto, soprattutto per chi viene dal sistema italiano, ma c’e’ anche da dire che, di solito, l’International Baccalaureate, e’ un buon sistema solo per accedere alle università del mondo anglosassone. Se uno si vuole iscrivere ad una qualsivoglia università europea deve scontrarsi con un notevole gap, in diversi ambiti.
Per ora per noi non va male, ma, appunto, i miei figli potrebbero essere nella situazione di sapersi vendere benissimo ma di non avere una solida base di nozioni (anch’esse necessarie). Boh, vedremo.