Ieri sono andata con Diego alla festa di fine anno scolastico all’asilo di Carlo Alberto. Non avevano organizzato niente di particolare, né recite né balletti. Era tutto all’insegna della semplicità. Un rinfresco sul prato con maestri e genitori, cibo e bevande portate da ognuno di noi presenti.
E poi la meravigliosa possibilità di vedere i nostri figli durante quella che è la loro quotidianità a scuola. Chi di noi non ha mai desiderato essere una mosca per vedere cosa fanno i nostri figli quando sono lontani da casa? E’ stato bello essere accompagnati da un Carlo Alberto entusiasta a vedere ogni angolo della sezione, a dare un’immagine reale ai tanti suoi racconti. E’ stato bello vedere come si svolge la loro routine, conoscere meglio i suoi compagni, sentirlo elencare tutti i nomi dei bimbi alcuni dei quali impronunciabili, conoscere l’insegnante di musica. Poi, dopo l’accurata ricognizione con lui, vederlo correre libero fra giardino e sezione ad interagire con gli altri bimbi esprimendosi solo con frasi in inglese in modo sciolto e spontaneo. Quanto sono stata fiera del mio ometto! L’ultimo periodo andava a scuola un po’ controvoglia ed avevo avuto paura che non si fosse ancora ambientato del tutto. Invece era probabilmente solo un provarci per stare a casa con me perché in realtà ieri l’ho visto veramente felice. E libero. Ancora di più ho apprezzato il senso di libertà che c’è al St. Andrews. I bimbi hanno le loro regole chiare, scritte ovunque, ma rispettate quelle, hanno la possibilità di vivere in libertà il loro essere bambini: stare scalzi, rotolarsi nei prati, arrampicarsi sugli alberi, insabbiarsi completamente. Nonostante questo anche dal punto di vista didattico hanno lavorato tanto. Hanno imparato tutto l’alfabeto, a scriverlo e a pronunciarlo. La maggior parte di loro sa già scrivere e leggere molte parole. Non Carlo Alberto perché lui ha dovuto lavorare tanto sull’apprendimento dell’inglese. Hanno avuto ogni settimana 3 lezioni di educazione fisica, 3 di Thailandese, 2 di musica, 2 di laboratorio di computer. Hanno affrontato grandi tematiche come l’uso dei macchinari che usano gli uomini, come scrivere sia importante per comunicare, perché debbano mangiare cose sane. Per ogni macro argomento ci sono state delle uscite: in una fabbrica di macchinari per l’edilizia, all’ufficio postale per spedire ognuno una cartolina, al mercato per comprare frutta e verdura per poi cucinare a scuola. E l’ultimo grande argomento: ” Chi sono io e da dove vengo”, per capire l’individualità di ognuno, la provenienza da nazioni diverse, ma l’appartenenza ad una stessa umanità. E questo è l’insegnamento più bello di una scuola internazionale: trovare normale avere una maestra australiana e una thailandese, avere compagni che hanno un genitore bianco ed uno scuro, giocare con bimbi che arrivano da India, Giappone, Cina, Corea, Australia, Scozia, Belgio, Francia e Germania senza per questo vederli “diversi”.
E anche se a volte ancora ci prendono i dubbi, sono stata felice di aver scelto di offrire tutto ciò a nostro figlio. Ha comportato grandi sacrifici per noi e per lui, ma grande è l’opportunità e l’arricchimento che ne è venuto e ancora ne verrà. Anche se sarà solo una parentesi nella sua vita, sono certa che il ricordo lo accompagnerà sempre e questa esperienza lo aiuterà ad essere più duttile proprio perché è un ambiente in continuo mutamento. Alcuni bimbi spesso dopo qualche anno se ne vanno, ma ne arrivano sempre di nuovi. Ieri era anche giorno di saluti sia per la maestra di Carlo Alberto che tanto ci ha supportato e che si trasferisce ad insegnare su un’isola del sud, che per una delle alunne che ritorna nella nazione di origine. E da sentimentale quale sono non mi sono fatta mancare un po’ di occhi lucidi salutando e ringraziando l’insegnante ed assistendo alla distribuzione di un piccolo dono e un abbraccio a tutti i compagni da parte della bimba in partenza.
Complice Diego che si è perfettamente ambientato e dimenticato di avere una madre, ho potuto scattare un po’ di foto in giro per la sezione.
Ecco quelle più significative. Il punto più bello è sicuramente un semplice gazebo di canne di bambù con appese le bandiere di tutto il mondo. Sotto ogni bandiera è attaccata la foto del bimbo proveniente dalla nazione rappresentata.
Il cartellone dove al mattino ogni bimbo deve attaccare un biglietto con la propria firma per segnalare la propria presenza e per prendere dimestichezza con la scrittura del proprio nome.
I cartelli per ogni bimbo sopra ai lavandini per incentivare il lavaggio delle mani. L’acquario dei pesci nutriti dai bimbi.
Il cartellone del comportamento dei bimbi rappresentati ognuno da una goccia. Ogni giorno agli alunni viene assegnata una posizione a seconda che abbiano avuto un comportamento corretto o sbagliato. I migliori vanno nelle stelle, quelli che si sono comportati bene nell’arcobaleno, quelli così così nella nuvola grigia simbolicamente e fisicamente in time-out seduti su una sedia, quelli che si sono comportati proprio male finiscono simbolicamente sulla nuvola nera e fisicamente per un’ora nella sezione kindergarden con i bimbi piccoli. Grande smacco per loro dell’ultimo anno di asilo che ci tengono sempre ad essere grandi..
E poi gli angoli “relax” per la lettura o i cartoni.
E la postazione con il pc per fare giochi o disegni da stampare.
Il gazebo delle lettere e i numeri.
2 thoughts on “Festa di fine anno scolastico all’asilo”
Ma che bella opportunità che stai offrendo ai tuoi figli; non smetterò mai di ripetertelo! Sia dal punto di vista didattico (quindi imparerà anche il Tailandese?!), sia umano e relazionale…in una società che fatica ad accettare il diverso, per i tuoi figli avere amici o comunque compagni di ogni etnia sarà la cosa più normale del mondo, e quanto aprirà loro la mente, noi lo possiamo solo immaginare! Beati i tuoi figli!!
Quando vivo giornate come ieri tutti i dubbi svaniscono. Sì, imparerà anche il Thai..insomma ne saprà più di me di sicuro!