Come anticipato nei giorni scorsi, inauguro oggi un’altra rubrica per la sezione “Blog Italiani nel Mondo”. Si tratta di una raccolta di interviste a chi, come me, si trova lontano dall’Italia e racconta la propria esperienza attraverso un blog (sì ok, facevo prima a dire ad un/una blogger, ma a me questa parola continua a piacere poco!).
Ho cercato di fare delle interviste più “leggere”, non tanto nella sostanza, quanto nella formula perché in giro per il web di interviste a noi expat belle e complete ce ne sono già diverse. In particolare ho tentato di dare un taglio più personale alle domande per farci entrare di più nel “vivo” delle persone.
Mi piace inaugurare questa rubrica con un blog che seguo solo da qualche mese, ma di cui attendo sempre impaziente i nuovi post. Perché? Perché è un blog che definirei “a forte rilascio di pillole di relax”. Quando termino la lettura di un suo articolo, io mi sento sempre più leggera e piena di buoni propositi per il mio benessere mentale. Non so se capita a tutte, ma io, da quando sono mamma, vengo sempre per ultima nei miei pensieri. A volte già è molto se mi ricordo di mangiare, figuriamoci se cerco di coltivare il mio benessere mentale. Ed invece il mio corpo sempre di più mi fa capire che parte proprio tutto da lì, da quella mente piena di pensieri accavallati.
Do quindi il benvenuto in questo mio piccolo spazio a Stefania del blog “Still Words” da Washington DC e la ringrazio subito per quello riesce a trasmettermi con le sue parole scritte.
Partiamo con le domande:
♠ Come ti vuoi presentare?
Siciliana di nascita, romana d’adozione e americana un po’ per caso, mi sento a casa in qualunque parte del mondo. Amo le parole in tutte le lingue, purché siano gentili e sensate. Sarà un po’ per quello che faccio (copywriter, consulente della comunicazione e insegnante di yoga), ma non riesco a fare a meno di scrivere e condividere le mie esplorazioni del mondo e dell’anima. Da questo fervore è nato anche “still Words”, il mio lifestyle blog, per ispirare altre persone, oltre me stessa, alla crescita personale attraverso la creatività e l’apertura del cuore.
♠ Il perché del tuo espatrio?
Il lavoro di mio marito. La permanenza negli Stati Uniti durerà 3 anni: è lunga abbastanza per farne completa esperienza e breve abbastanza per sentire che tornerai alle tue radici. Da oggi manca poco più di un anno al mio rientro in Italia.
♠ Se dico “casa”, qual è la prima che ti viene in mente?
La Sicilia, senza dubbio. I profumi e i sapori dell’isola in cui sono nata sono sempre vivi in me, ovunque mi trovi. Specialmente il mare. In effetti, però, amo considerare me stessa la mia casa, un posto accogliente dove possano abitare anche le persone care. Ed è anche comodo, perché posso portarla sempre con me ovunque vada!
♠ La tua casa attuale la vivi come un transito o l’hai fatta tua personalizzandola?
Assolutamente personalizzata! Non importa la “scatola”, io ci metto pietre naturali (sono un’appassionata cristallo-terapeuta!), piante e fiori, foto di persone care, i miei libri adorati e pochi, ma significativi oggetti che mi ricordano qualcosa di bello.
♠ Il tuo luogo dell’anima in Italia? Un luogo dove ti senti bene.
Ne ho diversi…dopotutto è sempre casa mia! Direi tutti i centri yoga in cui ho praticato e insegnato, Piazza Spirito Santo a Catania in cui io e mio marito ci siamo scambiati il primo bacio, i mezzi pubblici di Milano (in particolare i romantici tram) che mi hanno portato in lungo e in largo quando vivevo lì per lavoro, la casa a Roma che ci aspetta al ritorno in Italia, ogni spiaggia e litorale della Sicilia… Mi fermo qui per ragioni di spazio.
♠ Il tuo luogo dell’anima a Washington DC?
Old Town Alexandria, dove vivo. In effetti si trova in un altro stato, la Virginia, a poche fermate di metro dal centro di Washington DC. Le sue townhouse di mattoni, il waterfront dove posso costeggiare il Potomac e il Mount Vernon Trail che passa di qua, mi hanno conquistato!
♠ C’è una foto scattata da te o a te, appartenente alla tua nuova vita, che riveste un significato particolare?
Questa foto l’ho scattata l’anno scorso per il mio blog al Tidal Basin di Washington DC, durante il periodo di fioritura dei ciliegi in primavera. Sullo sfondo potete scorgere il Jefferson Memorial. Mi ricorda un evento importante della mia vita familiare, avvenuto quest’anno e vissuto proprio in primavera, al quale assocerò sempre con grande facilità la stagione dell’amore e della vita. E i fiori di ciliegio.
♠ Una cosa o un oggetto che ti segue in tutti i traslochi?
Un grande fiore di stoffa colorato che una carissima amica mi ha regalato anni fa. Mi mette allegria solo a guardarlo. E poi, ovviamente, tutte le mie pietre naturali per la cristalloterapia e i manuali di yoga!
♠ L’abitudine a Washington/Stati Uniti che hai fatto tua?
La lingua. Amo parlare le lingue straniere e non perdo occasione per praticarle. Non ho assunto alcuna abitudine americana in particolare, ma l’inglese è una pratica quotidiana che adoro.
♠ L’abitudine italiana a cui non sai rinunciare nemmeno lì?
Non riuscirò mai a cenare alle cinque/sei del pomeriggio come gli Americani! E’ in effetti un’abitudine sana e suggerita anche dallo yoga (cenare tardi non è il massimo per la digestione!), ma i miei orari sono ancora e sempre italiani (e per di più del sud!).
♠ Cosa fatichi ad accettare di Washington DC?
Pensando agli States, non avrei mai pensato di venire a vivere in questa zona d’America, tanto lontana dalla poliedricità di new York City, la vita universitaria di Boston oppure l’energia solare e scanzonata della California. Qui le attività principali sono inevitabilmente legate alla politica (che io non amo!). Se non fosse per lo yoga che ho la fortuna di praticare e insegnare qui e le fonti di creatività che non smetto mai di cercare (ci sono in effetti opportunità di mostre e corsi d’arte e scrittura, oppure gli stessi musei Smithsonian, da visitare senza pagare alcun biglietto!), considererei la vita a Washington DC e dintorni un po’ noiosa.
♠ Affetti esclusi, cosa ti manca di più dell’Italia?
I nostri bar. Cornetto e cappuccino, pastarelle, caffè italiano (anche se io non ne ho mai bevuto perché non mi piace!) e confusione al bancone aspettando che ti arrivi quello che hai ordinato, insieme a tutti gli altri. Qui trovi gli intrugli dolci e le file ordinate di Starbucks e, al massimo, qualche tentativo di emulazione dei nostri prodotti (raramente riuscito).
♠ Se immagini il tuo futuro, d’istinto, senza se e senza ma, dove ti vedi?
Vestita di bianco, su un prato, insegnando yoga e scrivendo il mio prossimo libro. Sole tiepido e brezza leggera che porta il profumo degli alberi. Con me la mia famiglia e le persone che amo, felici intorno a me. E un paio di cani allegri.
♠ Vuoi dire qualcosa per concludere?
Non credo ci sia parola più bella per iniziare e concludere qualunque cosa e questa piacevole intervista non fa eccezione: grazie!
Grazie a te Stefania per esserti fatta conoscere meglio! Nelle mie intenzioni le risposte dovevano essere anche più brevi, ma è così bello leggerti che mi sono guardata bene dal dirtelo!
14 thoughts on “La micro INTERVISTA a: Still Words”
Ma che bella intervista! Non conoscevo questo blog e sono andata subito a leggerlo…è davvero di grande ispirazione e le sue parole sono di quelle che mettono il miele sul cuore. Complimenti ad entrambe!
Grazie!
Il blog di Stefania è fra quelli che meritano di essere conosciuti. Contenta di avertelo fatto scoprire.
Grazie di cuore per le tue parole di apprezzamento, mammadeinchina! E grazie a te, Mamma in Oriente! Come ho già detto e non mi stancherò mai di ripetere, è stato divertente rispondere alle tue domande (tanto ispiranti da sfidare le mie capacità di sintesi!) e per me è un onore che Still Words sia stato scelto come primo blog da intervistare. Soprattutto, sapere che quello che scrivo alleggerisce la mente di chi legge mi riempie il cuore di gratitudine e mi invoglia a condividere ancora di più. Io per prima ho un dialogo costante con quella mia mente capricciosa e i vostri feedback sono preziosi per ricordarmi che vale sempre la pena fare un bel respiro e calmarla un po’! 😉
Stefania, grazie a te per avermi dedicato un po’ del tuo tempo. Per me è stato bello iniziare il mio ciclo di interviste proprio con una persona come te!
Un abbraccio forte
Belle domande e che ragazza interessante Stefania! Andrò a leggere il blog che non conosco.
(anche a me la parola “blogger” non piace).
Ciao!
Grazie Alessia! Sì persona interessante e, anche se non la conosco personalmente, mi sento di dire speciale. Mi piace conoscere le persone attraverso quello che scrivono.
Trovo brutta la parola blogger, ma non c’è di fatto un altro termine che la sostituisca. Purtroppo!
Bella questa rubrica, aspetto le prossime interviste per scoprire altri bei blog come questo.
Una delle cose che vorrei assolutamente vedere é la fioritura dei ciliegi. Washington mi é piaciuta tanto!
Grazie!
Io avevo sempre pensato che la fioritura dei ciliegi fosse una cosa tipica delle città in Giappone ed invece, da quando leggo tanti blog sparsi per il mondo, ho visto che questi alberi abbelliscono anche tante città in Canada e Stati Uniti. Mentre in Italia sono più prettamente legati alla campagna.
Ma noo non è brutta la parola “blogger”! È brutta se l’associ a persone e cose brutte… Se invece la pronunci pensando a persone tipo la tua intervistata, Stefania, e a quello che dice/il modo in cui lo dice.. allora non ti sembrerà brutta 😉
PS aaah la confusione al bancone del bar è una delle cose piú nostalgiche dell’Italia… anche se poi quando ero lí a far la fila nella bolgia, mica mi piaceva tanto!
E’ strano no, come quando si è lontani da un po’, ci manchino anche cose che prima ci davano fastidio!
Rieccomi 😀
O forse non ami quella parola perché quando ti piace tanto una persona, pensi che sia riduttivo chiamarla blogger? A volte, diamo troppa importanza alle categorie… Sono solo parole, dietro ci sono le persone e tu lo sai bene.
Eheh scusa il bla bla, ora mi eclisso 😉
Non so di preciso perché non mi piace. Forse perché racchiude un gruppo dove dentro c’è di tutto. Certo anche persone bellissime come Stefania. Scrivo sul mio blog ormai da un anno e mezzo con continuità, ma fatico a definirmi una blogger. Diciamo che mi piacerebbe usare un’altra parola che però al momento non esiste.
Una mia amica virtuale per esempio (http://www.toohappytobehomesick.com/) si definisce “storyteller”, non è già più bello? Sicuramente si avvicina di più al mio concetto di “scrittrice” di un blog…
un abbraccio
Molto bello il tuo blog, e davvero interessante questa rubrica che da spazio ai tanti blogger italiani nel mondo!
Il blog di Stefania è davvero bellissimo e grande fonte d’inspirazione. Grazie per averlo condiviso.
Grazie e benvenuta!
Sono sempre contenta di far conoscere i blog che mi piacciono e, quello di Stefania, lo merita davvero.
A presto