Eccoci al nostro appuntamento del lunedì con la selezione dei post che più mi sono piaciuti dai Blog Italiani nel Mondo della scorsa settimana, come sempre in ordine di uscita:
♣ “Tre expat a Londra” del blog “La scatola di cartone” da Londra
Tre italiane che si incontrano a Londra e parlano dell’Italia, di quello che amano, di quello che manca loro. Ed è subito complicità e comprensione, perché ci sono cose che ogni italiano si porta dentro ovunque abbia deciso di vivere. Scrive:
“Mi manca girare l’angolo e scoprire resti di cultura antichi 2000 anni e il sentimento che ti porti in ogni cellula del corpo, che anche se adesso siamo un paese che cade a pezzi, una volta eravamo un paese bello e appassionato e che prima o poi torneremo come a prima degli anni ’90.
♣ “Meditazione: dalla teoria alla pratica” del blog “La casa nella prateria” dalla Francia
L’autrice è tornata di recente da 10 giorni di silenzio e meditazione e ci riporta una piccola storia significativa volta a spiegarci che è inutile conoscere tutto di una cosa se non si tenta di farla. Inutile parlare e leggere di meditazione se non si prova a praticarla in prima persona. E lo stesso è per tutte le altre cose della vita. Come puoi sapere se fanno per te se non provi? Scrive:
“Potete studiare tutte le logiche, tutte le teorie del mondo, ma se non imparate la nuotologia, i vostri studi saranno inutili. Potete leggere e scrivere libri sul nuoto potrete dibattere sui suoi sottili aspetti teorici, ma come vi può aiutare tutto questo, se rifiutate di entrare in acqua di persona?”
♣ “Partenze” del blog “Valeria scrive” dagli Stati Uniti
Un piccolo post che ci parla di uno degli aspetti che è duro da mandar giù nella vita da expat: il fatto di frequentare e legare con altre famiglie expats, e normalmente è più facile legare con altri espatriati piuttosto che con persone locali, e guardarle andarsene via ad una ad una. Non è facile, soprattutto se noi siamo invece fermi e stabili. Scrive l’autrice:
“Ma insomma, volevo dire che con loro stiamo bene e mi dispiace che partano
Quante volte succede così, è successo e succederà.
Davvero, se partire è un po’ morire, io non so piu’ quante volte sono un po’ morta e mi sono stufata.”
♣ “I pezzetti si sparpagliano anche ai grandi” del blog “Mammerri” dal Belgio
La figlia dice all’autrice che le fa male il cuore nel sentire il fratellino piangere e che è sicura che sia perché lo ama. Da qui nasce una riflessione sul cuore e sul suo funzionamento. E su quello che le piacerebbe già spiegare ai suoi figli. Scrive:
“Vorrei poter dire già ai miei bambini che crescendo potranno sentire il cuore sgretolarsi ma che sicuramente troveranno qualcuno che con un abbraccio forte rincollerà tutti i pezzetti. Vorrei poter dire loro che vale la pena di provare ad aprirlo e che quello che entra va fatto accomodare al posto d’onore, sulla poltrona più comoda.”
♣ “L’amore è amore” sempre del blog “Mammerri”
Questo post è il proseguo del precedente ed è ugualmente una riflessione che nasce da una domanda della figlia alla madre sempre sull’amore. Scrive:
“L’amore é sapere che il piccolo vale più del grande e l’essenziale é il quotidiano.
L’amore é voglia di raggiungersi, litigare e poi fare pace.
L’amore é tutto e niente ed io spero solo che sarete felici.”
♣ “Dagli USA all’India: Monica” del blog “Amiche di fuso” dal mondo
L’autrice ci racconta la storia della sua famiglia itinerante, dall’India agli States per tornare di nuovo in India. Quell’India lasciata con un sospiro di sollievo, ma rivalutata in seguito, quasi senza rendersene conto. Perché quel terzo mondo ha dato loro un grande insegnamento. Scrive:
“Ti dona più spazio per te e ti regala più spazio per gli altri.
Ti ammonisce che la fretta fa perdere il sapore della vita.
Ti insegna che il poter accedere a meno “beni di consumo” ti faccia in realtà apprezzare ogni piccola cosa.”
♣ “Non ho mai / Avevo sempre” del blog “Virginiamanda” dalla Svezia
Un post introspettivo dell’autrice che da un po’ sente di non essere nel posto giusto per lei, sia fisico che mentale. Nonostante abbia un lavoro che le piace ed una vita soddisfacente con una casa e l’amore. Forse, si chiede, è perché tutto il percorso attraverso i luoghi fatto in passato ha sempre rispecchiato la frase “L’avevo sempre voluto”, mentre all’ultima parte è arrivata un po’ in balia degli eventi. E ha vissuto guardando a terra. Scrive:
“Ho sempre voluto… (essere in un posto, essere in una condizione fisica, mentale, psicologica, sentimentale, sociale che mi permettesse di) alzare gli occhi.
Ed essere contenta di quello che vedo.
Ho sempre voluto.”
Per oggi ho finito, buona lettura!