Ecco una nuova selezione dei post più belli dai Blog Italiani nel Mondo, come sempre in ordine di uscita:
“Viaggiatori squisiti” del blog “Slicing potatoes” dal Canada
Una recensione di un libro che è per me una segnalazione insolita, ma questo post fa diventare il cibo una poesia. Cibo che diventa elemento di unione in un oggi in cui ogni nazione pensa al proprio orticello. Scrive l’autrice:
“Noi figli del mediterraneo siamo la stessa cultura, mangiamo le stesse cose, condividiamo le stesse radici. Melanzane, carciofi, albicocche e caffè ce lo ricordano ogni giorno.”
“L’umanità” del blog “Non si sa mai” dal Texas
L’autrice è in vacanza in Italia e si rende conto di quanto lì le persone siano più propense a provare umanità nei confronti degli altri, anche di un barbone. Cosa che le capita molto raramente in Texas. Scrive:
“L’umanità, quella cosa che uno tende a pensare che sia ovunque e in effetti è così, ma mi sembra che “di là” tutti abbiano paura di tutti ormai, qui invece ancora si fa uno sforzo per venirsi incontro e parlarsi.”
“||LGBTQIA*|| TRUE COLORS ARE BEAUTIFUL LIKE A RAINBOW (CIT.)” del blog Hopeless Wanderer” dalla Germania
L’autrice ci racconta uno spaccato doloroso della sua adolescenza. Quando tutti volevano che lei fosse perfetta e lei cercava di comportarsi di conseguenza pur sentendosi così diversa. Sentiva di non essere eterosessuale, ma si impediva di esserlo pur vivendo con difficoltà. Solo più avanti ha potuto essere se stessa e libera, anche nel parlarne. Scrive:
“Non lo faccio per buonismo, né per necessità di redenzione: lo faccio perché mi piace pensare che se avessi incontrato qualcuno del genere a 17 anni alcune cicatrici me le sarei pure risparmiate. Lo faccio perché mi piace l’idea di essere quel tipo di persona della quale – da ragazzina – avrei avuto bisogno.”
“Paris, Rue Lepic” del blog “Au vent mauvais” da Parigi
Un bellissimo spaccato del quartiere Montmartre a Parigi, nelle cui vie hanno vissuto artisti e che oggi accolgono tanti turisti. Poi il suo lato più commerciale dove ci sono ancora antichi negozi come quello dove l’autrice lavora ora. Un lavoro che non c’entra nulla con i suoi studi, ma che le offre di staccare dalla sua nuova quotidianità di mamma e di entrare a sbirciare le storie dei clienti. Di imparare ad usare le mani toccando le spezie. Scrive:
“Avvicinarsi alla cultura del fare, a quella conoscenza concreta di chi ha imparato le cose testandole con i propri sensi, mani, papille gustative, l’esperienza vera e onesta di chi conosce qualcosa per averla un giorno tenuta tra le mani, annusata, mangiata. Io che ho sempre studiato, letto, scritto, ragionato, elucubrato, oggi so fare, cucinare, mescolare insieme, pestare, cuocere. Questo è quello che mi piace di più del mio lavoro. E poi la possibilità di lasciare tutto alle spalle…”
“Quelli che erano fighi quando eravamo giovani” del blog “Elena Torresani” dall’Inghilterra
L’autrice fa un piccolo bilancio di cosa ne è stato di coloro che l’hanno più affascinata quando era giovane e riflette sul fatto che la loro scintilla si è spenta nell’età adulta trasformandoli in persone mediocri. Si dice che è perché non basta avere quel qualcosa in più. Bisogna continuare ad essere curiosi, evolversi e crescere. Scrive:
“Lo so che sembro la zia Mariuccia che parla facile col senno di poi ma, se l’età serve a qualcosa, la mia mi dice che la curiosità, la passione, la capacità di sapersi impegnare per raggiungere un’obiettivo, il desiderio di migliorarsi e di scoprire fanno una differenza immensa.
Lasciate perdere i fannulloni (anche quelli sentimentali): la zia Mariuccia dice che la vita è di quelli che scoprono, si impegnano e crescono.”
“Casa dolce casa” del blog “Donne che emigrano all’estero dal mondo”
Una bella storia expat fra la Sardegna e l’Irlanda in cui l’autrice ci racconta come sente di avere radici in ogni casa dove ha vissuto, senza che una sia più casa dell’altra. Scrive:
“Nessuna competizione insomma, solo la consapevolezza di sentirmi ricca di gratitudine per quei posti che mi davano tanto e ai quali sentivo di appartenere con tutta me stessa, pur non potendoli vivere quotidianamente.”
Per oggi ho finito, buona lettura!