Chiunque mi sia vicino sa che, quando siamo partiti, mi è pesato molto lasciare quella che era la nostra casa da poco più di un anno e, soprattutto, il nostro giardino. L’ho impiantato con tanta energia nell’autunno 2011. Aspettavo Diego, ma nemmeno il pancione mi ha fermato. Volevo mettere a dimora tutte le piante più amate prima dell’arrivo dell’inverno per poter vedere i loro fiori già nella primavera successiva. Qualche giorno prima del parto ho piantato gli ultimi bulbi sotto alla quercia. Forse non a caso Diego è nato con un mese di anticipo… Poco dopo le grandi nevicate sono sbocciati i crochi, a seguire tutti gli altri bulbi e poi è stato tutto un susseguirsi di fioriture: le clematis, le rose, la lavanda. Il giardino era già bello, ma mancava ancora quell’atmosfera data dallo trascorrere del tempo. I rampicanti non ancora avvinghiati indissolubilmente al loro sostegno, le piante ancora giovani, i rami ancora sottili e deboli. Era come un bambino che ancora non camminava. Quest’anno avrei potuto iniziare a vederla un po’ questa crescita, questo appropriarsi del giardino da parte delle piante. Ma io non ero lì anche se il mio pensiero c’è stato spesso. Ho immaginato i loro rami curvi sotto la neve, soffrendo quasi che non ci fosse nessuno a scrollarla via. Ho immaginato lo sbocciare delle bulbose e ho cercato di ricordare l’incredibile profumo dei fiori di lonicera sui rami ancora privi delle foglie. Ho potuto quasi sentire, perché così familiare, l’aroma intenso dei tanti gelsomini. Ho desiderato sapere se le mie amate rose avessero tirato fuori le gemme nonostante la mia potatura fatta troppo presto perché dopo io non sarei potuta essere lì. Ed ho sinceramente sofferto per tutto questo, come se mi fossi persa i primi passi di un bambino molto amato. Negli ultimi 15 giorni sia la mia amica e vicina di casa, sia mia cognata ed i miei suoceri, senza che lo chiedessi loro, mi hanno mandato le foto del mio giardino in fiore.
Dopo le foto della nostra nipotina, che non ho ancora potuto conoscere, sono state il pensiero più gradito e delicato che io abbia ricevuto in questi mesi thailandesi.
E non mi vergogno a dire che nel vederle mi sono venute le lacrime agli occhi.
E’ un po’ questo il difficile della vita da espatriati: accettare che la nostra vita precedente vada avanti, inesorabilmente, anche senza di noi.
Che non possiamo esserci a godere dei piccoli e grandi avvenimenti: dallo sbocciare di una rosa piantata e curata con le nostre mani alla nascita di una bimba che un giorno crescerà con i nostri figli.
E che quel che è perso è perso per sempre.
6 thoughts on “Il mio giardino in Italia”
Quanto ti capisco!! Io sono passata di sfuggita davanti al mio giardino un’unica volta, durante il mio soggiorno italiano. Ed è stato difficile, perché quelle piante cresciute sono ancora piene di ricordi.
Le ultime frasi che hai scritto sono così vere da far male!!
Grazie per essere passata! Avevo letto che anche per te andare in Italia questa volta aveva voluto dire ripartire piena di nostalgia e dubbi. Io andrò per la prima volta fra 15 giorni e starò 7 settimane. Non so come sarà poi ritornare in Thailandia…
Fede nulla é perso….é il sentimento che rimane indissolubilmente nei nostri cuori,per sempre!!!Forza mancano soltanto due settimane,ti abbraccio forte fino a togliere il fiato
Grazie Mari…
Lo so che i nostri sentimenti sono forti e veri, io però la tua piccolina non vedo l’ora di vederla e stringerla dal vivo. E il pensiero che per qualche anno per lei sarò una zia quasi sconosciuta non mi rende felice. Dovremo passare il più tempo possibile insieme quando arrivo! Ti stringo forte forte anch’io!
Avevo già letto del tuo giardino e della casa bolognese, si percepiva quanto amore ci avessi messo.
Che dire?
E’ meraviglioso! Meraviglioso. Che bel regalo ti han fatto.
E i gelsomini hanno l’odore del paradiso…
Mi piacciono molto anche le ante di legno alle finestre.
Capisco e condivido pienamente il pensiero sulla vita in Italia che va avanti senza di noi. E non è tanto il fatto in sé a impensierirmi (mi fa sempre piacere notare, quando torno, piccole cose cambiate nonostante io le ricordi o tenda a percepirle sempre uguali), quanto piuttosto l’idea che da lontano possa perdere cose belle e importanti per strada, cose che invece non vorrei perdere.
Senza contare che a distanza si vivono peggio anche gli avvenimenti brutti.
(Era uno dei miei pensieri ricorrenti durante la gravidanza, quello di una figlia lontana dai suoi nonni).
Ciao Elle,
sì veramente un regalo ricco d’affetto…
Noi siamo qui per privilegiare l’unione della nostra famiglia a 4 ed è una cosa per noi importantissima. Però è inevitabile sentirsi in colpa nel privare i nonni dei loro adorati nipoti, così come privare i nostri figli di quell’amore immenso che i nonni hanno per loro.
E, per fortuna, negli anni che abbiamo già fatto lontano dall’Italia, lì non è successo niente di brutto a nessuno dei nostri familiari… Credo che il dolore del non esserci sarebbe terribile da sopportare…