Oggi è stato il grande giorno dell’inizio della scuola anche per Carlo Alberto. Così come della nostra nuova routine fatta di levatacce alle 6.15 per essere già in auto alle 7 e poter arrivare a Bologna, nella scuola che abbiamo scelto, in tempo. Sarà un sacrificio per tutti. Per loro che dovranno alzarsi presto (e per questo ringrazio di aver dato loro le nostre abitudini di mattinieri) e per me che affronterò ogni giorno, se va bene, quasi due ore d’auto avanti e indietro. Abbiamo cercato di scegliere, sulla carta e grazie ai riscontri di chi l’ha frequentata, una delle scuole ritenute migliori fra quelle dove c’era posto. Non e’ né internazionale né bilingue, ma una scuola privata dove si ha un occhio di riguardo per l’insegnamento della lingua inglese, nella speranza che i miei figli non perdano tutto quello che hanno imparato di inglese.
Da domani, finalmente, i bimbi staranno a scuola fino alle 16 ed io spero di riuscire a riorganizzare casa e, soprattutto, iniziare ad aprire le scatole del trasloco thailandese che sono arrivate da giorni, ma giacciono ancora tutte chiuse in due stanze in cui si fatica ad entrare.
Io mi sento un po’ come dentro ad una corsa, senza mai molto tempo per fermarmi a respirare. Io e mio marito ci incrociamo di rado e per ora lo vediamo molto meno di prima purtroppo. Ai bimbi manca molto il rapporto quotidiano con lui ed io cerco di tamponare come posso. Lo scorso fine settimana abbiamo fatto un salto dai miei genitori per la vendemmia perché ci tenevamo molto, ma ora giuro che per un po’ non ci sposteremo più. Ho la nausea delle valigie!! Già quella di mio marito continua ad andare e venire, almeno le altre le voglio mettere a riposo!
Di corsa, ma tutto abbastanza sotto controllo. Quello che continua ad essere difficile accettare ed anche scomodo da gestire dal punto di vista pratico è la regressione del piccolo di casa. Per fortuna, a parte due mattine, non ha mai pianto quando l’ho lasciato all’asilo e lo vedo sempre più partecipe. Credo che la routine della scuola lo possa aiutare molto. E soprattutto trovare un nuovo amichetto. Fra tutto ciò che avevo messo in preventivo per questo rientro, c’era sì anche l’amicizia fra lui e Pete, ma non credevo avrebbe costituito un problema così grande. Nell’attesa di ritornare a pieno ritmo qui sul blog, vi racconto meglio tutto nel mio post che è uscito oggi per “Amiche di Fuso”.
6 thoughts on “Quello che ancora non va”
Deve essere difficile tornare ad una vita che è nostra, ma che sembra non appartenerci più. Per i bambini deve essere lo stesso, soprattutto per Carlo Alberto nel tuo caso che ormai bambino non lo è quasi più. Il tempo pieno a scuola è qualcosa che in Brasile manca, la maggior parte delle volte e che invece ad oggi gradirei, non avendo nessuno su cui contare.
Piano piano sistemerai tutto, dicono che un passo per volta sia il giusto modo per affrontare le cose 😉
Grazie Eva per aver trovato il tempo per lasciarmi un pensiero… Effettivamente il tempo pieno è una gran cosa! Senza e senza aiuti intorno è molto impegnativo. Carlo Alberto già lo faceva in Thailandia mentre per Diego è una novità.
Sto proprio cercando di fare un passo alla volta senza guardare troppo avanti.
un abbraccio
Povero piccolo… Hai ragione il ritmo scolastico gli farà bene!
Invece Carlo Alberto si trova bene?
Sì il ritmo scolastico gli sta facendo bene, ora manca la presenza costante del papà per fargli vivere la normalità. Speriamo avvenga presto. Carlo Alberto non commenta molto però lo vedo uscire da scuola sempre sorridente ed al mattino si alza all’alba senza storie quindi penso siano elementi positivi. Mi fa solo morire per i compiti…
Accidenti mi dispiace cosi tanto per il tuo piccolino! E’. Un bimbo davvero speciale, speriamo che trovi presto un nuovo amico manel frattempo potreste fare uno scambio di foto o disegni da inviare a Pete. Magari un distacco meno immediato psicologicamente lo aiuterebbe a superare il momento. Certo la vita dei piccoli expat e’ ben dura a volte, una mia amica che aveva fatto vita all’estero e spostamenti vari da piccola,non appena e’ stata in grado di decidere da sola ha lasciato l’universita’ internazionale di Ginevra dove studiava lingue e si e’ sposata con un italiano suo vicino di casa da piccoli e ha dichiarato solennemente a tutti che di spostarsi non ne voleva sapere piu’. E’ tornata in Italia a 20 anni e li ancora vive con grande delusione di sua madre che vive tra Parigi, Buenosaires e Italia! Buffe reazioni umane.
Ho scattato in effetti un po’ di foto da inviargli, lo farò al più presto sperando di non sbagliare. Con il computer mi ha detto che non lo vuole vedere perché ha paura di diventare triste…
Non è la prima volta che sento parlare di reazioni opposte da parte di chi ha vissuto infanzia e adolescenza spostandosi di continuo. Come in tutte le esperienze di vita, ci sono sicuramente sia pro che contro…