Finalmente sono tornata a casa. E’ stata una giornata di forte emozioni, belle e brutte, attese e inattese.
Sono andata a prendere Carlo Alberto all’asilo e, nonostante i nonni gliel’avessero detto, lui non mi aspettava proprio. Quando mi ha vista entrare i suoi occhi sono passati dallo stupore alla gioia assoluta, le labbra si sono aperte in quel suo meraviglioso sorriso ed è corso a buttarmi le braccia al collo gridando a squarciagola alternativamente: “mamma mamma” e “ti voglio tanto bene”. Forse noi donne nasciamo e trascorriamo la vita proprio in attesa di questi momenti così appaganti in cui ci sentiamo veramente importanti e speciali, In quell’istante mi è sembrato davvero che per lui io fossi tutta la sua vita. Probabilmente quando i bimbi saranno cresciuti questi momenti non ci saranno più, loro avranno una loro vita, un loro amore, ma a me resterà per sempre almeno il ricordo di quello che sono stata per loro nell’infanzia…
Tutt’altra cosa è stato l’incontro con Diego… Mia madre mi aveva sempre detto che era stato tranquillo e contento e io mi aspettavo il suo grande sorriso e le sue braccine strette strette attorno al mio collo ed invece mi si è gelato il sangue… Se devo descrivere al meglio il suo sguardo lo definisco come quello di uno che ha perso la memoria e ti guarda comprendendo che sei qualcuno molto importante nella sua vita, ma non riesce a capire chi tu sia. Si è fatto prendere in braccio, ma le sue braccia sono rimaste ferme lungo il corpo e quando è arrivato mio padre si è allungato verso di lui, cosa mai successa prima. Dopo una ventina di minuti voleva stare solo in braccio a me, ma non mi guardava mai negli occhi e tantomeno mi sorrideva. Ha riservato qualche timido sorriso solo a suo fratello. E’ andato avanti così per un paio d’ore e io avevo la morte nel cuore e mi veniva da piangere anche se mia madre mi rassicurava dicendomi che è una reazione normale per un bimbo così piccolo dopo che non ti vede da tanti giorni. Poi all’improvviso ha iniziato a stringermi e a ridere di cuore in un modo diverso dal solito, molto euforico, come se solo allora avesse realizzato che sì, ero proprio io, la sua mamma! Non si è più staccato da me, ho dovuto dormire con lui steso sulla pancia con Carlo Alberto su una gamba che rivendicava un pezzetto del mio corpo. Hanno avuto entrambi un sonno molto agitato e Diego ha pianto tutte le volte che ho allentato anche solo un po’ la presa su di lui.
Poveri piccoli, anche loro stanno facendo grandi sacrifici per questo trasferimento…State sicuri che passerà del tempo prima che io li lasci di nuovo…