Jim Thompson è sicuramente uno degli stranieri più conosciuti di Bangkok ed il suo nome è ormai indissolubilmente legato alla città. Americano di nascita, volontario nell’esercito degli Stati Uniti, arrivò per la prima volta in città alla fine della Seconda Guerra Mondiale come impiegato della OSS, i servizi segreti statunitensi poi trasformati in CIA. Rimase da subito affascinato da Bangkok, tanto che, subito dopo il ritorno negli USA per terminare il suo servizio nell’esercito, decise di tornare indietro e trasferircisi definitivamente. Di professione architetto, entrò nella comunità expat della città acquistando, con altre 5 persone, il Mandarin Oriental Hotel, il primo albergo di lusso costruito a Bangkok dove, ancora oggi, c’è una suite intitolata a suo nome.
Nei suoi 22 anni di vita a Bangkok, si interessò poi a tutte le forme d’arte orientali ed alla produzione della seta, iniziata in Thailandia già nel primo millennio A.C. ma ormai in declino.
Durante la sua permanenza in città scoprì una piccola comunità di Thai musulmani ancora dediti alla tessitura della seta lungo il Klong Maha Nag, uno dei piccoli ed antichi canali della città.
Il caso volle che durante una delle visite alla comunità, si accorse di un piccolo appezzamento di terreno posto proprio di fronte, al di là del canale. Fu amore a prima vista per entrambe le cose. Su quel terreno sarebbe sorta la sua famosa abitazione, mentre da quella piccola comunità avrebbe ripreso le fila della tessitura della seta thailandese e, piano piano, grazie al suo indiscutibile gusto, esperienza di pittura della stoffa e capacità nelle pubbliche relazioni, non solo rilanciò nel mondo la seta thai, ma creò un vero e proprio impero che conta oggi diversi negozi di articoli in seta sparsi per la Thailandia ed anche all’estero. Con abiti confezionati con le sue sete vestì nel 1952 gli attori della famosa rappresentazione teatrale a Broadway “The King and I” dove Yul Brynner interpreta la parte del Re del Siam e dal quale sarà tratto il famoso film “Anna e il re”.
Da lì il suo nome divenne celebre e, ogni personalità del jet set che capitò a Bangkok in quegli anni incluse una visita nel suo negozio e, spesso, nella sua meravigliosa abitazione. Questa era stata costruita assemblando insieme, con non poche difficoltà, 6 vecchie tipiche abitazioni thai in legno, smontate dal loro luogo di origine e trasportate in battello lungo il fiume fino al piccolo terreno.
Le vecchie case in legno avevano la particolarità di essere costruite su palafitta per proteggersi dalle tante inondazioni ed anche dagli animali selvatici e di essere assemblate in pezzi senza l’aiuto di chiodi per essere montate e smontate velocemente affinché gli abitanti potessero spostarle in terre più appropriate a seconda della stagione.
Le case thai sono nate per essere singole e l’idea di Jim Thompson di unirle in un unica struttura richiese tempo, pazienza e l’impiego di personale qualificato. Nel frattempo lui mise insieme una collezione eccezionale di pavimentazioni, statue, porcellane ed oggettistica fine e pregiata, proveniente da tutta la Thailandia e dai paesi limitrofi ed in questo si rivelò nuovamente il suo gusto eccezionale.
Uno dei suoi celebri ospiti, W.Somerset Maugham, famoso commediografo inglese, in un biglietto di ringraziamento scrisse a Thompson: “Non solo possiedi cose bellissime, ma hai il gusto così raro di saperle collocare ed abbinare con un gusto impeccabile.” Fu spesso in diatriba con il Dipartimento delle Belle Arti che contestava il suo possesso di alcune statue di Buddha che sarebbero dovute essere parte del patrimonio della Thailandia, ma lui rispose alle contestazioni scrivendo in una lettera che lo faceva proprio per il bene dell’arte thailandese perché se non fosse stato per lui che aveva denaro per acquistarle, molte sarebbero state portate via dalla Thailandia da acquirenti esteri mentre lui desiderava che rimanessero a Bangkok.
Jim Thompson visse solo 8 anni nella sua bella abitazione, ma in quegli anni essa si trasformò nel maggior salotto culturale della città, il luogo dove tutti ambivano a venire invitati per una delle sue famose cene o party. Durante queste serate venivano offerte pietanze esclusivamente orientali, spesso proprio i piatti più popolari e poveri, che venivano però servite in finissima porcellana cinese. Fu un contrasto che il padrone di casa mantenne sempre: da una parte collezionava pezzi preziosi e di bellezza unica, dall’altra si adattava alla vita povera della Bangkok di quegli anni. Nonostante il caldo, per esempio, un solo condizionatore venne montato in casa nello studio, solo ed esclusivamente per proteggere i libri dall’umidità. Preferiva spendere ingenti somme di denaro in opere d’arte, ma vivere senza concedersi lussi particolari. Allo stesso modo fu rispettoso delle credenze Thai. Infatti la cerimonia di inaugurazione della casa avvenne in una data ritenuta propizia e determinata da un esperto ed in giardino era ospitata una piccola casa degli Spiriti.
Tutte le sere c’erano ospiti perché Thompson amava molto la compagnia, non solo di celebrità, ma anche di persone con cui condivideva la passione per l’arte così come dei giovani. Già in quegli anni aprì in alcuni giorni alla settimana la sua casa al pubblico affinché soprattutto le scolaresche potessero ammirare la sua incredibile collezione d’arte. Con lui vivevano solo il cuoco cinese, una maid thai, un giardiniere ed il serioso Yee, il ragazzo di casa che si occupava di tutte le piccole manutenzioni e che, giornalmente, preparava composizioni floreali per tutte le stanze.
Un piccolo gruppo, ma assai efficiente che non si creava problemi se Thompson li chiamava all’ultimo momento dal negozio dicendo che avrebbero avuto ospiti inattesi.
Il padrone di casa era sempre affabile ed un ottimo conversatore così come un eccezionale e carismatico narratore di storie. Protagonista delle sue serate era anche Cocky, il suo pappagallo bianco che sedeva sempre sulla sua spalla e divertiva gli ospiti pronunciando varie parole.. Le cene raramente erano per più di 8 commensali perché il tavolo da pranzo, appartenuto in origine al Palazzo Reale, prevedeva solo 8 sedute. Con più invitati erano invece i dopocena o le feste ambientate negli esterni. La casa è infatti collocata, oggi come allora, in un lussureggiante giardino tropicale, una piccola oasi verde in mezzo al cemento cittadino.
Come disse un’altra famosa ospite, il fascino di quelle serate non era imputabile ad un solo elemento, ma ad un insieme meraviglioso dato dalla location bellissima, ai pezzi d’arte sublimi ed alla fantastica compagnia.
La sua casa, il suo piccolo staff ed un Cocky all’improvviso silenzioso, rimasero ad aspettarlo per giorni, senza variare la routine quotidiana, dopo che Thompson scomparve misteriosamente durante una passeggiata alle Cameron Highlands in Malesia dove si era recato a trovare degli amici. Il pomeriggio di Pasqua del 1967 uscì per una passeggiata in solitudine nella giungla e non fece mai più ritorno. I suoi effetti personali non vennero mai trovati ed ogni traccia seguita non portò a nulla. Tante e spesso fantasiose sono state le ipotesi: caduto in un dirupo e mangiato dalle tigri, rapito dagli indigeni locali o fatto sparire per un ipotetico suo ruolo ancora attivo nei servizi segreti statunitensi.
Il mistero della sua morte andò ad aggiungere fascino a colui che già aveva il merito di aver fatto rifiorire la seta thailandese e lasciato una casa che è stata oggi trasformata in museo nazionale ed è uno dei luoghi più visitati di Bangkok. Passeggiando per il piccolo giardino tropicale, camminando per il pavimento scricchiolante in legno o quello freddo in marmo, ammirando le opere d’arte, i mobili, le suppellettili, i cuscini e le tende in seta, tutto rimasto disposto come allora, guardando le danze tradizionali Thai organizzate all’esterno della casa, si può cogliere ancora oggi la magica atmosfera che questo personaggio eclettico aveva creato intorno a sé.
Un pezzo autentico di quello che fu lo charme di Bangkok nel dopoguerra. Assolutamente da visitare.
La casa è visitabile dalle 9 alle 17 tutti i giorni.
Il costo di ingresso è di 100 Baht per gli adulti e 50 per i bambini.
Mentre si può passeggiare liberamente per i giardini, all’interno dell’abitazione principale si può accedere solo con la visita guidata. Se i bimbi sono piccoli si annoieranno un po’ durante le spiegazioni, ma apprezzeranno i giardini, la vista delle veloci long boat nel canale su cui si affaccia la casa e la storia illustrata in cartelloni della vita del baco da seta. Sono presenti anche esemplari di bachi in tutte le fasi, macchinari per la tessitura e foto.
Per andare alla Jim Thompson House Museum: prendere lo Skytrain Silom Line per il National Stadium, la casa si trova in Soi Kasamansam, dal lato opposto della Rama 1 Road.
Tel. 0 2215 0122, 0 2216 7368
Website: www.jimthompsonhouse.com
6 thoughts on “La casa di Jim Thompson a Bangkok: fascino, bellezza e mistero”
Che bello! Chi la gestisce ora? Dopo la sua morte a chi è andata in eredità?
Se non è stato già fatto, ne verrebbe fuori un film!
La casa è stata affidata dal Regno di Thailandia alla Fondazione James Thompson istituita a suo nome.
Sono stati scritti diversi libri, ma credo solo un documentario filmato. Penso anch’io sarebbe un bel film!
Quanto mi affascinano questi tuoi post!
Sai raccontare di luoghi magici e meravigliosi in maniera incredibilmente coinvolgente e affascinante. Ogni volta mi sembra di essere al tuo fianco a visitare questi luoghi.
Grazie Drusilla, non potevi farmi complimento più bello!
Quando si dice una vita da expat decisamente riuscita, apparte la sua triste fine.
Che voglia mi hai fatto venire di tornare in Tailandia!
Ciao Serena, proprio l’altro giorno pensavo che non ti sentivo da un po’! Sì una vita riuscita ed affascinante! E che ci tramanda uno spaccato d’atmosfera della vecchia Thailandia.